Quarant’anni a Mezzoldo e non sentirli. Anche quest’anno il corso residenziale per giovani d’oratorio ha generato incontri, avviato riflessioni e spronato tantissimi corsisti a prendere consapevolezza delle loro capacità, ma anche delle opportunità che hanno nello spendersi in un contesto del genere. L’oratorio può essere davvero una casa per tutti e un luogo di crescita grazie al desiderio di mettersi al servizio che questi sessanta giovani portano con sé.
I cinque giorni passati a Mezzoldo sono stati un vero e proprio viaggio: un viaggio per conoscere diverse realtà della diocesi, ma anche un viaggio all’interno di sé, poi rivolto verso gli altri e l’oratorio. Il primo passo è stato l’incontro. Un pezzo di scotch sulla maglietta con scritto il proprio nome è bastato per rompere il ghiaccio e lasciare da parte la timidezza. I corsisti hanno iniziato conoscendo realtà diverse dalla loro per poi buttarsi -il giorno dopo - nei lavori di gruppo. Da qui è iniziato il viaggio personale di ciascuno definendosi come “educatori”. “Io educatore…” è stato il filo conduttore di tutta la formazione svolta a Mezzoldo e la prima attività chiedeva di leggersi nel profondo perché non esiste un educatore astratto, esistono questi giovani con pregi, difetti e potenzialità. È con il proprio essere che ci si mette in gioco e al servizio.
Secondo step: essere consapevoli che non si può essere educatori da soli. L’azione educativa si svolge sempre con gli altri, sia educatori che educati. “E l’educazione è prima di tutto relazione. Relazione vuol dire essere interessato all’altro, vuol dire avere bisogno dell’altro” come evidenzia Vittorino Andreoli in uno dei suoi scritti. Si parte da se stessi, ma si prosegue sempre insieme tra gioie e attriti.
Questi giovani, però, non diventano educatori in un luogo qualunque. Loro si prenderanno cura delle giovani generazioni in oratorio, uno strumento che da quasi cinquecento anni educa i più piccoli con lo stile del Vangelo. Nell’arco della sua storia si è evoluto diverse volte perché è stato in grado di adattarsi alle esigenze dei tempi. Proprio per questo motivo ai corsisti è stato dato il compito di immaginare l’oratorio del futuro. Quattro pilastri - casa, scuola, cortile e chiesa - da cui partire per tradurli nel 2022 e oltre.
Dopo aver viaggiato nel tempo ed essere andati avanti con l’immaginazione, tutti hanno fatto un passo indietro ancora alla conoscenza di sé. Questa volta, però, ciò che era da andare a scovare era la fragilità. Un’altra certezza dell’azione educativa, infatti, è la consapevolezza che non serve essere dei supereroi per prendersi cura del prossimo. Si educa per ciò che si è quindi anche le fragilità giocano la loro parte: ci aiutano a conoscerci, a comprendere l’altro vestendo i suoi panni e a stargli accanto nelle difficoltà. Con l’aiuto di Mattia Cabrini, educatore FOCR e attore della Compagnia dei Piccoli, animatori e corsisti hanno potuto rileggersi a pieno aiutandosi l’un l’altro.
Ultimo passo, ma non meno importante: la spiritualità. La messa ha chiuso questa avventura, ma i momenti legati alla fede hanno scandito le giornate trascorse a Mezzoldo. Si è passati dalla figura di San Luigi Palazzolo, un “don Bosco” bergamasco a tutti gli effetti, al brano di Vangelo che racconta la missione di Pietro per sentirsi chiamati a una vita piena. È la spiritualità a mettere i puntini sulle “i”, a dare sapore al servizio di educatore svolto in oratorio. È la fede a dare valore ad ogni gesto.
Ora, ogni corsista ricomincerà il suo cammino nel proprio oratorio ed è qui che viene il bello. Perché - come scrive don Michele Falabretti in una della sua riflessioni - “il processo pastorale non riparte mai dal niente, ma nella memoria di ciò che si è fatto è scritta la direzione per ciò che ancora ci aspetta. Il percorso fatto dal gruppo rimane come patrimonio. E le relazioni sono preziose perché creano comunità (“fanno Chiesa”) e fanno crescere l’umanità delle persone”. Ci si rimette in viaggio con un patrimonio prezioso, ma soprattutto condiviso per continuare a camminare all’unisono anche a distanza. Grazie e buon viaggio a tutti.