Più di un evento, un cammino. Più di un prodotto, un processo. Giovani e Vescovi è proprio questo: una Chiesa che continua a camminare nel presente e che prova a sperimentare nuovi modi per incontrarsi, aderire alla vita e diffondere il messaggio del Vangelo. E la giornata di sabato scorso n’è stata la riprova. Pochi giorni fa a Sotto Il Monte, un nuovo appuntamento di Giovani e Vescovi ha segnato una tappa del processo in atto. Da sabato, infatti, è ufficialmente iniziata la fase diocesana del cammino che, fino ad ora, aveva preso corpo a livello lombardo tra l’evento del 6 novembre 2021 al duomo di Milano e le commissioni regionali. A dare il via alla fase diocesana è stata una giornata ricca di spunti, confronti e riletture per prendere coscienza del lavoro svolto finora in modo da volgere lo sguardo in avanti con più consapevolezza.
La rilettura di quanto emerso dalle commissioni regionali e il confronto tra monsignor Maurizio Gervasoni e una giovane di Crema sono stati i fulcri della mattinata. Per quanto riguarda la rilettura, don Paolo Carrara, che è teologo della diocesi di Bergamo, ha sottolineato i punti salienti del processo. Per quanto riguarda il confronto sono stati messi in risalto i possibili punti in comune della fase diocesana, mettendo al centro il dialogo e il discernimento condiviso. “La Chiesa ha bisogno dei giovani – ha esordito don Paolo Carrara ripartendo dall’esortazione apostolica Christus Vivit-. È lo stesso papa Francesco a dirlo: chi non si mette in discussione, è destinato a perdere la propria giovinezza. In questi mesi la Chiesa lombarda si è messa in discussione parecchio e ciò che emerge è un desiderio di rinnovamento in cui essa è chiamata sia a custodire la fedeltà del Vangelo sia a comprendere come i giovani saranno chiamati ad essere il futuro”.
Nell’ultimo anno la Chiesa lombarda si è messa in discussione, in ascolto dei giovani e di ciò che portavano con sé tra critiche, desideri e possibili azioni da realizzare. Il sentore comune di tutte le commissioni regionali è l’esigenza di un confronto. Come si legge dai verbali delle commissioni regionali, i giovani non chiedono di avere la ragione dalla propria parte, ma sentono l’esigenza di un dialogo aperto in modo da mettere a tema le difficoltà della proposta pastorale che spesso risulta essere “monca” perché priva di alcuni temi cruciali e “astratta” perché poco aderente alla vita. Le relazioni, la condivisione e il confronto sono i desideri espressi dai giovani che possono, però, essere gli stessi strumenti attraverso cui farsi carico delle questioni. “Se la Chiesa sostituisse i pregiudizi con delle domande -riporta uno dei verbali- potrebbe davvero essere protagonista del cambiamento”. Un cambio di passo che tocca anche la fede che, secondo i giovani, non dev’essere vissuta come qualcosa di esclusivo, ma come un’opportunità per coinvolgere anche coloro che non si riconoscono come cristiani. Si avverte, dunque, anche il bisogno di avere ed essere dei testimoni credibili: “Serve qualcosa di vero”.
A fronte di quanto emerso, don Paolo Carrara conclude dando un possibile orientamento ai prossimi passi. “Tutto questo processo ha portato un frutto ben visibile, cioè il risveglio della sinodalità -sottolinea-. Ora siamo in una fase di ricezione in cui il confronto è al cuore del processo, ma sarà necessario anche concludere tirando le fila e determinando delle azioni pastorali da mettere in atto. Proseguendo il nostro cammino, non perdiamo mai di vista l’obiettivo sperato: che il Vangelo continui a camminare nella storia, a camminare nella vita”.
Dopo la rilettura di don Paolo, il palco è stato ceduto a una giovane e un vescovo per iniziare a dar vita al confronto tanto desiderato. Monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, ed Elisa Ghisetti, giovane della diocesi di Crema, si sono confrontati in un dialogo aperto tra aspettative e obiettivi della fase diocesana.
Da un franco “Era ora” ha preso il via il confronto che ha sottolinea come la Chiesa di oggi abbia bisogno di lasciarsi provocare dalla vita. Giovani e Vescovi è un movimento che non può rimanere in superficie, ma che è destinato a scendere in profondità in modo capillare e alla domanda “Come continuare?” non ci sono stati dubbi: occorre mettersi in cammino con la postura di chi desidera “stare a fianco” e “in movimento con creatività”. “Spero che i prossimi passi possano essere caratterizzati dalla particolarità e dall’ascolto – ha evidenziato Elisa-. Ciascuno deve essere messo in condizione di fare la sua parte”, mentre monsignor Gervasoni ha concretizzato le possibili prassi. “Ogni diocesi proseguirà a suo modo adattandosi alla propria realtà e le cinque tematiche ci aiuteranno a strutturarvi rispetto la vita. Ad accomunarci, sullo sfondo, ci sarà sempre la domanda ‘Mi ami tu?’ mettendo in pratica la risposta ‘Pasci i miei agnelli’. Ciò significa che se ci teniamo, ci daremo da fare insieme come Chiesa senza mai dimenticarci il senso del nostro fare: l’amore di Dio”.
Da Sotto Il Monte parte una nuova fase del cammino. Ora il processo Giovani e Vescovi si estenderà in modo capillare in tutte le comunità delle diocesi lombarde per raggiungere tutti i giovani: “i mendicanti risentiti a cui hanno tolto la speranza, i sognatori esaltati che sentono di avere il mondo tra le mani, i camminatori instancabili a cui tempo ed esperienze non bastano mai. Loro sono i giovani, ma non solo loro -ha ricordato l’arcivescovo Mario Delpini durante l’incontro-. La grazia che abbia ricevuto aiuti noi, come Chiesa, a interrogarsi sulle giovani generazioni. Ci aiuti a consolare i mendicanti, a concretizzare i sogni, a orientare i cammini e a rispondere alle esigenze dei giovani. Se non noi, se non la Chiesa, chi?”. È arrivato il momento di essere Chiesa: una Chiesa aderente alla vita, desiderosa di incontri e capace di far camminare il Vangelo nella storia.