“Forse dovremo raccontarvi qualcosa, perché sono passati più di sei anni da quando l’ultima GMG è stata fatta in Europa. Probabilmente molti di voi ne hanno sentito parlare da fratelli e sorelle più grandi o forse dagli amici educatori; può darsi persino che qualcuno non sappia proprio che cosa sia”. Inizia così la lettera che don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile, ha scritto a cuore aperto a tutti i giovani italiani. “Può darsi persino che qualcuno non sappia proprio che cosa sia” è la frase che ha smosso tutti, diocesi comprese, a trovare il modo di raccontare la GMG ai propri giovani per far sì che non perdano una tale occasione.
Camminando verso l’appuntamento internazionale a Lisbona, la GMG ha trovato spazio anche su “Il Cantiere”, il dossier pensato per tutti i giovani che abitano gli oratori e non solo. Dal numero di dicembre in poi, due pagine sono sempre state dedicate alla GMG con l’obiettivo di scendere sempre più in profondità.
Nel primo inserto, il focus dell’approfondimento è stato legato alle origini e al perché di un evento simile lasciandoci guidare dalle parole di papa Giovanni Paolo II e di don Michele Falabretti. “Abbiamo bisogno di tali esperienze. Tramite queste ci sentiamo Chiesa, ci vediamo come Chiesa -diceva San Giovanni Paolo II spiegando il perché della GMG-. La Chiesa deve essere visibile, soprattutto per se stessa: dobbiamo vederci tutti noi che siamo Chiesa, non possiamo essere nascosti l'uno all'altro con la nostra personale religiosità interiore, senza comunicazione, senza comunione, senza apostolato. Dobbiamo creare questa comunione dei giovani attraverso il mondo, perché questo crea anche una forza. E così formiamo la Chiesa.”
Dal desiderio di essere Chiesa, di trovarsi come un’unica grande famiglia, si passa all’esperienza personale seppur condivisa, fatta emergere dalle parole di don Michele Falabretti. “Vi diremo che ci siamo sentiti dentro un fiume in piena, dove la giovinezza di tutti era così contagiosa da farci pensare che saremmo stati invincibili, che avremmo potuto ridere per tutta la vita, che il nostro entusiasmo e la nostra vitalità avrebbero sconfitto il male del mondo. Poi ci siamo seduti per terra, in una grande spianata dove tra canti e parole è sceso anche un grande silenzio. Lì non abbiamo potuto sfuggire al pensiero di essere ugualmente fragili, lì ci siamo sentiti piccoli piccoli, un puntino in mezzo a centinaia di migliaia di altri puntini. Lì siamo stati raggiunti dalla consolazione di una Presenza che ci parlava attraverso una Parola antica che i cristiani si tramandano da secoli; attraverso la parola di un uomo vestito di bianco che ci confermava il valore della fede; attraverso due grandi braccia di legno che ci ricordavano quanto grande fosse il dolore del mondo che Gesù ha portato sulla sua croce. Nel silenzio era di grande consolazione sentire che il cuore degli altri batteva vicino al tuo”.
Esperienze, sogni, desideri, incontri che cambiano inevitabilmente la vita e l’evidenza di tutto ciò, la prova del 9, è data dai ritagli di giornali raccolti nel secondo inserto della GMG pubblicato nel numero di gennaio. Dai titoli emerge come i giovani, spinti dall’entusiasmo dei giorni vissuti insieme, siano stati spronati a “costruire un mondo migliore” perché “serve il vostro coraggio”. La GMG è un avvenimento che da sempre stravolge le città in cui passa tanto che lo stesso L’Eco di Bergamo titolava così nel 1997 in occasione dell’appuntamento parigino: “Il Papa incanta la Francia”.
La Giornata Mondiale della Gioventù è un evento che non può lasciare indifferenti, che lascia il segno, ma che, allo stesso tempo, risulta difficile da raccontare. Non si può descrivere, si può solo vivere. Se siete curiosi, però, abbiamo provato e proveremo comunque a raccontarla con lo stile de “Il Cantiere”: ponendoci domande e allenando il pensiero.