Festeggiare per valorizzare l'oratorio
Più che una festa, il 31 gennaio è un'occasione per riflettere, incontrarsi e ringraziare per il dono dell'oratorio
Il primo mese dell’anno nuovo rappresenta per tutti un’occasione per fare il punto della situazione e continuare a perseguire i propri obiettivi. Tutto ciò avviene anche nelle parrocchie bergamasche, e la parte più grande di attenzione - in questo caso - ricade sull’oratorio. Il 31 gennaio è ormai alle porte e la festa di San Giovanni Bosco animerà tutti gli oratori attraverso diverse modalità tra momenti formativi, riflessioni e attività pensate per ogni fascia d’età. Saranno iniziative guidate dalla figura di San Giovanni Bosco, il sacerdote torinese che ha speso la propria vita per i suoi ragazzi e viene considerato il “santo protettore” degli oratori per come li conosciamo oggi.
Il materiale a disposizione
Ad accompagnare le attività promosse negli oratori a fine gennaio, c’è anche il materiale messo a disposizione dell’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva sul sito www.oratoribg.it. Dopo il nuovo dossier de “Il Cantiere” dedicato all’oratorio, i contenuti messi a disposizione spaziano dai fumetti che raccontano la vita di San Giovanni Bosco, ai momenti di preghiera, fino a scendere in profondità con la storia degli oratori bergamaschi: anche l’oratorio bergamasco, infatti, non ha nulla da invidiare agli oratori di San Giovanni Bosco, con una storia che inizia alla fine del Settecento grazie a don Luigi Mozzi, come racconta don Goffredo Zanchi nel suo racconto storico scritto appositamente.
Per tutte le fasce d’età
Il materiale pensato per i bambini, i ragazzi e gli adolescenti si concentrano sulla figura di San Giovanni Bosco. Nonostante abbia trascorso la maggior parte della sua vita nella periferia torinese, i suoi gesti hanno generato un’eco non indifferente nella Chiesa italiana. Ben presto la sua idea fu ripresa e rilanciata in tutto il nord d’Italia in risposta alle esigenze dei giovani. Osservandoli e standogli accanto, don Bosco aveva compreso i bisogni dei ragazzi che incontrava quotidianamente e trovò un posto in cui accoglierli, educarli e dar loro la possibilità di crearsi un nuovo futuro. Tutto ciò è ripreso e raccontato nella storia di San Giovanni Bosco a fumetti pensata per i bambini e i preadolescenti, mentre per gli adolescenti è stato messo a disposizione un ulteriore racconto sulla figura del santo.
La particolarità degli Oratori bergamaschi
Oltre all’approfondimento dedicato alla spiritualità educativa di San Giovanni Bosco, giovani, educatori e sacerdoti avranno a disposizione un racconto legato alla storia bergamasca degli oratori che dura da più di 200 anni, ancor prima della nascita dell’oratorio di San Giovanni Bosco a Valdocco. Già nel 1793, infatti, don Luigi Mozzi si mise in gioco per prendersi cura della “questione giovanile” procurandosi una casa a Sudorno in cui portava decine di ragazzi. Nonostante quel luogo non fosse ancora chiamato “oratorio”, aveva tutte le carte in regole per esserlo. Anche in questa struttura si potevano rileggere i quattro pilastri fondamentali ripresi anche da don Bosco: casa, chiesa, scuola e cortile. Accorgendosi di quanto fossero importanti le dimensioni del gioco, dello studio, della preghiera e dell’accoglienza, don Luigi Mozzi creò, pezzo dopo pezzo, un oratorio che potesse rispondere ad ogni esigenza dei giovani dell’epoca.
Questa intuizione cambierà per sempre il rapporto tra giovani e Chiesa. Le giovani generazioni, sentendosi valorizzate e accolte, iniziarono a prendere l’oratorio come un punto di riferimento anche se le difficoltà non mancarono. Per vedere l’idea di don Luigi Mozzi concretizzarsi con più stabilità bisognerà attendere la seconda metà dell’Ottocento. In quegli anni, dopo diversi cambiamenti di governo che hanno causato la chiusura di diverse strutture e lo scioglimento di alcune associazioni annesse, l’oratorio inizierà un percorso che lo porterà al massimo sviluppo. A compiere il primo passo di questo cammino sarà don Luigi Maria Palazzolo (oggi santo) che nel suo oratorio situato nel quartiere più povero di Sant’Alessandro in Colonna accoglieva i giovani più poveri e fragili. Da qui l’oratorio assumerà un ruolo cruciale per la Chiesa bergamasca, tanto che anche don Angelo Roncalli (poi divenuto papa) ne parlerà con soddisfazione in uno dei suoi scritti di inizio Novecento e nel 1909 monsignor Radini Tedeschi, allora vescovo di Bergamo, volle un oratorio in ogni parrocchia.
Da qui l’oratorio giocherà sempre di più un ruolo fondamentale nella società bergamasca prendendosi cura delle giovani generazioni. Un compito, questo, costruito e custodito nel tempo, ma nato fondamentale da uno sforzo collettivo: laici e sacerdoti insieme. La storia dei nostri oratori si fa fonte di ispirazione per il futuro anche nei momenti più incerti, nei periodi di difficoltà.