È ormai una tradizione che il progetto d’Avvento diocesano sia caratterizzato da uno spazio dedicato alla dimensione caritativa. Di anno in anno, si pone l’accento su progetti diversi per raccontare come l’impegno della prossimità risponda alle esigenze del presente. Il fatto che questa attenzione sia diventata una tradizione, però, non significa darla per scontata. La continua proposta di questa dimensione vuole essere, ancora una volta, un invito a riflettere sul valore di ogni progetto messo in campo da parte della Caritas diocesana.
Prendendo esempio dall’avvicinarsi di Gesù ai due discepoli di Emmaus, mentre erano per via e conversavano delusi e scoraggiati, si sceglie di farsi prossimi a coloro per i quali la strada è diventata luogo di vita, e non solo frettoloso passaggio. Caritas diocesana invita a porre la nostra attenzione verso tutti i suoi principali servizi di strada. Il primo è il servizio delle Docce Zabulòn che quotidianamente accoglie persone in situazione di grave emarginazione e senza dimora, garantendo docce e un cambio biancheria intima. A seguire ci sono il Punto Sosta e lo Spazio Irene, due luoghi in cui le persone senza dimora possono trovare ristoro diurno e sono direttamente coinvolte nella gestione degli spazi e nella scelta delle attività ludiche, culturali e di riflessione. L’Armadio condiviso, invece, è un servizio che ha come obiettivo quello di instaurare un circolo virtuoso che consenta alle persone senza dimora di lavare, conservare e prendersi cura dei propri indumenti. Ultimo, ma non meno importante è il progetto del dormitorio femminile “Beato Luigi Palazzolo”. Gestito con l’Istituto delle Suore Poverelle, offre a ragazze in situazioni di emarginazione grave un luogo informale di ascolto e di pronta accoglienza.
Oltre alla parte più “concreta” costituita dalla raccolta di beni per i servizi, il desiderio di Caritas è quello di sensibilizzare le comunità parrocchiali bergamasche rispetto alle condizioni di grave marginalità in cui vertono molte persone. “La grave marginalità è una situazione che ormai è diventata un’abitudine per molte persone non solo in città, ma anche nelle nostre parrocchie -spiega Daniela Plebani, referente Caritas per il tavolo diocesano dei Tempi Forti-. Sono tutte persone a cui siamo chiamati a dare una seconda possibilità. Tutti possiamo dare il proprio contributo: non si tratta solo dell’aspetto economico, si può scegliere di spendersi come volontari in uno di questi progetti o di incentivare questo tipo di sensibilizzazione sul proprio territorio. Per queste persone, il volontario è la prossimità più semplice che sperimentano, ma quella grazie a cui riscoprono l’umanità in una situazione d’emergenza”. Anche in questo caso, “Si avvicinò” si traduce in un movimento in cui tutti sono chiamati ad essere protagonisti per non lasciar solo il proprio prossimo: un passo in più per riscoprirsi più umani e fratelli.