Ristrutturiamo l'oratorio
Convegno di pastorale giovanile: i sacerdoti hanno riflettuto circa il potenziale di questa esperienza nell'oggi assumendo uno sguardo di speranza verso il futuro
L'oratorio, nella storia della Chiesa, ha rappresentato e rappresenta uno strumento prezioso attraverso cui prendersi cura delle giovani generazioni e di tutta la comunità. L’educazione umana e cristiana, nella tradizione bergamasca, ha un legame particolare con questa esperienza da circa due secoli. Occorre però riconoscere che il suo presente e il suo futuro dipendono dalla scelta quotidiana di uomini e donne che fedelmente decidono di investire tempo, energie, fede, competenze in questo progetto. Così il titolo scelto per il convegno di pastorale giovanile “Ristrutturiamo l’oratorio?” si fa interrogativo e provocazione affinché si possa continuare a rispondere affermativamente nella consapevolezza dei bisogni e dei sogni che abitano l’oggi.
Grazie alla collaborazione tra l’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva, l’Ufficio per la Formazione Permanente del Clero e ISSA, dal 8 al 10 gennaio, i sacerdoti che si occupano di pastorale giovanile in diocesi hanno dedicato del tempo alla riflessione e al confronto rispetto all’oratorio attorno a quattro cantieri di lavoro: l’informalità e l’accoglienza del cortile, la cura della spiritualità, la vita comune per e con i giovani e l’attenzione alla fragilità. Quando si ristruttura occorre sempre fare i conti con ciò che ci è dato in tutte le sue sfaccettature: i punti di forza, le fatiche e le opportunità pastorali entro cui muoversi e sperimentare per essere sempre di più comunità attente all’umano e ispirate dal Vangelo.
“Ristrutturare un luogo come l’oratorio -ha sottolineato don Gabriele Bonzi, direttore UPEE, all’inizio del convegno- significa, innanzitutto, prendersi cura di ciò che ci viene affidato dalla Chiesa e dalla tradizione bergamasca. Questa cura passa attraverso un ripensamento del nostro modo di essere nel mondo di oggi, ma anche nel dirsi nuovamente i “perché” di ciò che facciamo e nell’assaporare il valore di questa proposta pastorale ed educativa”.
Un valore da riscoprire in ogni angolo dell’oratorio, metafore delle diverse dimensioni di vita che desideriamo accompagnare nell’impresa di crescere sempre di più come “buoni cristiani e onesti cittadini”. Si passa dall’informalità del cortile in cui ci si riposiziona interrogandosi sulla relazione creata in una “storia di frontiera” alla chiesina dove incontrare direttamente la Parola di Qualcuno fino ad arrivare a contesti di vita comune che diventano occasioni di fraternità e rendono l’oratorio una casa per tutti.
A fare da filo rosso a ciò che si vive in questi diversi “cantieri” aperti in oratorio e che aiuta a compiere quel passo in più è la fede. È presente nel cortile quando si prende consapevolezza che l’accoglienza praticata in questo rettangolo è alimentata da Dio che non si dà mai per vinto con l’uomo. La si rilegge dentro e fuori la chiesina grazie alla testimonianza dei tanti volontari che si spendono con dedizione e fedeltà al servizio della comunità. La si ritrova anche nel condividere le proprie abitudini nell’arco della vita comune e nel farsi prossimo a chiunque incontriamo, disposti a far emergere le sue risorse.
Durante il convegno di pastorale giovanile, tutto è stato messo sotto la lente di ingrandimento attingendo, per ogni riflessione, dalla Parola di Dio. Provocati dalla meditazione biblica, i sacerdoti si sono messi in ascolto di alcune buone prassi già presenti nel territorio diocesano per scendere in profondità attraverso gli interventi teologico-pastorali e il confronto con i confratelli. Un processo che concorre a nutrire uno sguardo di speranza verso il futuro come hanno evidenziato gli organizzatori dell’evento.
“In questi giorni -ha concluso don Gabriele rileggendo le tappe del convegno- abbiamo colto la bellezza di ciò che è già in essere nei nostri oratori e disegnato insieme una possibile prospettiva di ciò che sarà. Quando si torna a casa dai convegni il rischio che si corre è quello di sentirsi un po’ sommersi dagli stimoli, ma questo è un cammino che si fa insieme quotidianamente e con pazienza. Oggi, nel nostro bagaglio, abbiamo diversi strumenti: di qualcuno ne abbiamo compreso meglio l’utilizzo durante il convegno, qualcun altro si è aggiunto al temine delle riflessioni condivise, altri rimangono quasi in attesa. Questo convegno, il nostro incontrarsi, ci ha aiutato a riconsiderare ciò che c’è nel nostro bagaglio da mettere al servizio dell’oratorio di oggi con uno sguardo rivolto anche al domani”.