Educatore divento: ultima tappa del percorso formativo

Concluso il corso pensato per gli educatori degli adolescenti: "Giunti a questo traguardo si riparte con un bagaglio arricchito e con sguardi diversi"

“Educatore divento… passo dopo passo”: e passo dopo passo si è giunti anche al traguardo del percorso pensato per gli educatori degli adolescenti dei nostri oratori. Un arrivo che sa di rilancio a un cammino più ampio e vissuto nella propria realtà. Non solo perché, dopo sei incontri formativi, iniziati lo scorso ottobre, gli educatori tornano in oratorio con nuovi strumenti sperimentati sul campo e nuove consapevolezze, ma anche per ciò che gli è stato consegnato nell’ultimo incontro formativo: la progettazione.

Nell’arco della formazione, gli educatori hanno messo a tema il loro “essere” sotto prospettive diverse. Il percorso è iniziato con un lavoro più introspettivo per poi allargare lo sguardo all’oratorio e alla sua storia, ma anche alla Parola su cui si fonda la sua azione educativa. Dal contesto, lo sguardo è stato rivolto ai destinatari e alla cura con cui si entra in relazione con gli adolescenti. Tutto questo ha arricchito il bagaglio dei partecipanti che, nell’ultima tappa, hanno riletto tutto il percorso in un’ottica progettuale. 

L’etimologia del verbo “progettare” racchiude già in sé una prospettiva futura: significa letteralmente “gettare avanti”. Dal presente e dai punti di partenza si delinea un cammino per raggiungere i nuovi traguardi posti. Questo “strumento” non solo aiuta ad orientare i propri passi, ma aggiunge ulteriore valore all’educare e getta lo sguardo al futuro con maggior consapevolezza della storia e del presente in cui viviamo. Ogni progetto, infatti, nasce da un mandato che si pone come base di ogni avvio di processo: è un accordo tra chi chiede il progetto e lo realizza. Da qui inizia un cammino che, prima di tutto, implica una consapevolezza delle premesse. Avendo come scopo la formazione e la crescita umana e spiritale della persona, l’educazione deve lasciarsi provocare dall’uomo stesso, sui grandi interrogativi che abitano la società di oggi. Si tratta di provare a definire alcune coordinate antropologiche che possano aiutare a supportare l’impegno educativo della Chiesa. Dalle domande si passa poi all’analisi dei bisogni e delle risorse. Da un lato ci si pone in ascolto della realtà e di ciò che avverte come esigenza, dall’altro la rilettura aiuta a individuare delle risorse già presenti e su cui fare affidamento perché progettare significa anche valorizzare e far emergere le caratteristiche della storia di una realtà a cui tendere la mano. 

I due passaggi successivi sono le due sfide più impegnative della progettazione: porsi degli obiettivi e attuare una strategia. Guardando alla finalità ultima dell’oratorio indicata anche nella nota “Laboratori dei talenti”, il traguardo può sembrare quasi intangibile e lontano dalla definizione di obiettivo. “L’oratorio, come finalità ultima e generale – si legge nel documento- propone una visione di uomo e di donna in relazione con Dio, fa sperimentare una forma specifica di cittadinanza e di partecipazione responsabile, è una comunità in cui si fa esperienza di relazioni intergenerazionali e spesso anche interculturali, è uno spazio in cui ci si confronta con le sfide sociali a partire da quelle economiche, sociali, culturali”. Tutto ciò, però, si raggiunge attraverso molteplici variabili e tappe intermedie che restituiscono il senso ai propri passi nel tempo proprio perché inseriti in un cammino più ampio. Con questa consapevolezza sarà più semplice mettere in moto delle strategie da declinare rispetto al tipo di azioni da svolgere e i mezzi che si intendono utilizzare. 

Così, passo dopo passo, non solo si diventa educatori più consapevoli, ma la progettazione prenderà corpo attraverso la programmazione delle attività con cui si desidera attuare la strategia. Dare “concretezza” implica scendere nei dettagli più operativi, mettendo in chiaro quali sono i ruoli e le mansioni dei membri del gruppo degli educatori, insieme alle azioni da svolgere per portare a termine il progetto educativo. È tra le fasi più delicate e, allo stesso tempo, più sfidanti del cammino da percorrere con gli adolescenti, ma in cui ci si mette in gioco per realizzare ciò che era stato pensato per loro. Infine, non può mancare la verifica: il momento in cui si mette in relazione il pensiero con l’azione e si fanno i conti rispetto a com’è andata questa parte di cammino. Non tanto dal punto di vista strettamente funzionale, ma legato ai processi che il progetto ha attivato e facilitato. La verifica, infatti, è il punto di inizio per l’elaborazione del progetto successivo, facendo da ponte tra quello che c’era prima e quello che ci sarà.

I passi condivisi lungo tutto il percorso formativo sono stati solo un tratto del sentiero che ciascun educatore è chiamato a percorrere. Un cammino in cui si diventa educatori passo dopo passo scegliendo di mettersi in gioco giorno dopo giorno. Giunti a questo traguardo si riparte con un bagaglio arricchito e con sguardi diversi. Grazie a chi ha scelto di condividere questi passi dedicando tempo, passione ed energie per formarsi nell’accompagnamento e nella cura di chi gli è stato affidato. Da qui inizia un cammino in cui essere educatori passo dopo passo partendo dalle piccole cose per raggiungere grandi traguardi. 
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