FestAnimatori: in cammino per ascoltare e ascoltarsi
Lavoro di squadra, seconda casa, umiltà, fiducia e bussola: l'esperienza degli animatori riletta lungo il cammino
Lavoro di squadra, seconda casa, umiltà, fiducia e bussola: lungo il cammino della FestAnimatori, il momento di pausa è stato dedicato a delle testimonianze capaci di rileggere il vissuto comune dell’essere animatore. La giornata di sabato scorso ha avuto come fulcro il “grazie” per il grande impegno che gli oltre duemila adolescenti presenti vivono quotidianamente nei loro oratori.
Gli animatori UPEE sono stati compagni di cammino degli adolescenti tra passi, momenti di animazione e testimonianze. Sono stati loro, infatti, a consegnare le cinque parole ai presenti per rileggere il loro ruolo. “Il lavoro di squadra è la base del lavoro in oratorio perché fare con gli altri e per gli altri è la vera forza” ha detto Chiara Carrara. Anche quando si pensa che da soli si possa essere più efficienti, è bene ricordare come in questa “seconda casa” che è l’oratorio conti l’umiltà messa in gioco in questo servizio come hanno fatto emergere Nicola Maconi e Valentina Maccalli nei loro interventi. “Essere animatrice – ha sottolineato Valentina- mi ha insegnato ad essere umile cioè aderente alla realtà, a stare con i piedi per terra, a stare nella realtà tanto complessa quanto ricca e capace di raccontare qualcosa anche di me stessa”. Essere animatore è anche un’occasione di crescita quando entra in gioco la fiducia. “Mi sentita investita di fiducia – spiega Giulia Sigoli – quando mi è stato chiesto di fare un passo in più. Questo per me è stato riconoscere che, anche se avrò delle difficoltà, ci sarà sempre qualcuno che saprà mettersi in cammino con me dandomi coraggio”.
L’oratorio si conferma un luogo in cui trovare una casa accogliente e capace di accompagnare i più giovani fuori da sé e verso il futuro. Nel ruolo di animatore ci si mette in relazione con il prossimo, il cui incontro è la vera meta del cammino. “Per descrivere la mia esperienza da animatrice ho scelto un oggetto: la bussola -racconta Isabella Ferrari concludendo il momento delle testimonianze-. Prima il nord ero io con il mio studio, le mie passioni e le mie scelte. Dopo questa esperienza, il nord ha preso una nuova direzione: l’essere per qualcuno e con qualcuno”.
A queste cinque parole si sono aggiunte quelle condivise lungo il cammino, quelle affidate a Dio ed emerse dalle esperienze dei partecipanti. L’essere animatore è un impegno che travolge e, a volte, sconvolge la vita degli adolescenti perché si è chiamati a mettere in gioco tutto di sé: è un cammino i cui passi vanno oltre al Cre perché coinvolgono la vita di ciascuno.