Il valore dell'oratorio al centro de Il Cantiere

L’oratorio ha circa mezzo millennio di storia sulle spalle e cinquecento anni di vita non sono un caso. Nulla è casuale perché giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo, l’oratorio ha sempre avuto una grande capacità di ascolto a cui ha corrisposto un costante servizio e un desiderio di incontro e incrocio delle esigenze che il mondo faceva man mano emergere. Nel mese in cui la Chiesa ricorda San Giovanni Bosco, uno tra gli ispiratori di questa proposta, il dossier di pastorale giovanile non poteva che analizzare la grande potenzialità dell’oratorio nell’oggi. 

 

“Voi siete il sale della terra” è il versetto scelto come guida per il numero de Il Cantiere del mese di gennaio. Uscito sabato scorso, il dossier inizia con una rilettura del Vangelo di Matteo per mettere in risalto il dono che l’oratorio costituisce nella società odierna. “Dietro una maschera di strafottenza, di superficialità o di timidezza, tante volte ho trovato il desiderio - bruciante come il sale - di una vita che non vada in malora, di relazioni vere, di qualcosa che duri” scrive don Andrea Perico, curato degli oratori di Villongo, nel suo commento. A ribadire come l’oratorio possa, ancora oggi, essere la risposta a questo desiderio e anche un’occasione per crescere come “buoni cristiani e onesti cittadini”.

 

La forza della sua storia, infatti, non risiede soltanto nella risposta a un bisogno, ma nella passione smisurata per l’umano e per Dio che si fa cura quotidiana. L’idea dell’oratorio viaggia da Roma, arriva in Lombardia, trova casa a Bergamo, San Giovanni Bosco ne accoglie il valore e, nella periferia torinese di metà Ottocento, riesce a far sintesi di ciò che ha ricevuto dalle sue esperienze. “Il modello di uomo e di cristiano da educare rappresenta un punto di sintesi armonica tra il credente della tradizione cristiana e il cittadino della nuova concezione -scrive don Guglielmo Malizia su Note di Pastorale Giovanile-. Il progetto operativo da attivare per la sua formazione può essere ancora basato sulla triade classica, pietà e moralità, scienze e civiltà, che però va ripensata e adattata ai nuovi tempi”. Non è una sintesi lasciata lì a prender polvere, ma anzi: è talmente vissuta che assume una dinamicità capace di intercettare ogni epoca. Anche nell’oggi, nonostante e attraverso le difficoltà, l’oratorio rimane uno strumento fondamentale per la Chiesa che desidera prendersi cura delle giovani generazioni e delle famiglie. “L’urgenza educativa si tocca con mano e il nostro dovere è quello di rivolgerci a tutte le famiglie del territorio, promuovendo conoscenza, relazione e inclusione. La Chiesa è chiamata ad offrire un aiuto in questo senso” ha dichiarato il cardinal Zuppi in un articolo de Il Resto del Carlino del settembre 2023. E l’aiuto è fondamentale che sia giocato ad un livello comunitario, insieme, come ci ricorda il nostro vescovo Francesco Beschi. L’oratorio bergamasco nasce e si sviluppa come espressione della comunità cristiana che desidera, attraverso di esso, accompagnare la vita ed educare alla fede. La presenza capillare di oratori nella nostra Diocesi si fa testimonianza oggettiva del grande investimento fatto nella sua storia e si fa punto di attenzione circa la convinzione che non si è affatto disposti a rinunciarvi. Disponibili ad una ristrutturazione, non disposti alla demolizione. 

 

Oggi e sempre l’oratorio è chiamato a rispondere alle esigenze delle giovani generazioni: una chiamata da accogliere, custodire e su cui riflettere per continuare a prendersi cura delle donne e gli uomini di domani a 360 gradi. Perché quando si tratta di educazione non è possibile ragionare per compartimenti stagni, ma si pone lo sguardo sull’interezza della persona con la sua storia nel mondo di oggi. E questo chiede un tempo ed uno spazio dover poter prendere corpo e diventare casa. E dove, se non all’oratorio?!
Buona lettura!