Quale proseguo dare alla GMG?

Ciò che stiamo vivendo non è un "dopo", ma un proseguo della GMG: come possiamo viverlo a pieno?

La parte più difficile di un viaggio è il ritorno. Anche se sembra non far parte dell’esperienza, il rientro a casa rimane una delle fasi più delicate da vivere. La nostalgia si accumula velocemente mentre si sistema la valigia e si lasciano da parte le abitudini con cui eravamo ormai soliti affrontare quei giorni di condivisione. Anche la GMG – che è molto più di un viaggio – chiede una certa cura per il rientro. Una volta tornati a casa, è importante mettere ordine dentro di noi rispetto a tutto quanto ci ha raggiunto come parole, gesti ed emozioni. “Come provocano la nostra vita? Cosa posso realizzare nel quotidiano? E poi? Quale direzione posso prendere?”: prendendo spunto da queste e altre domande, è nato il nuovo numero de Il Cantiere “Lieti nella speranza” dedicato all’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù e a tutti i giovani.

Uscito sabato scorso, il dossier di pastorale giovanile riflette sul proseguo della GMG nella vita di tutti i giorni sia a livello personale che comunitario, consegnando una nuova prospettiva: la speranza. “Lieti nella speranza”, infatti, è un versetto della lettera di San Paolo ai Romani scelto da Papa Francesco come tema della prossima GMG diocesana che si terrà domenica 26 novembre. Il titolo de Il Cantiere accoglie l’invito del pontefice a riflettere sulla speranza non solo in preparazione al Giubileo, ma anche in risposta al clima di tensione e di guerra da cui veniamo raggiunti incessantemente giorno dopo giorno. 

Chiedersi che giovani si desidera essere nell’oggi è il primo passo di una rilettura che pone le sue radici negli ultimi istanti condivisi durante la GMG. “C’è una speranza che ci portiamo a casa: la sensazione che la gioia dell’incontro e la voglia di stare con altre persone da conoscere dona allegria e rallegra il cuore -scrive don Alfio Signorini, parroco di Comenduno nel commento a introduzione del numero-. Lieti nella speranza ci mettiamo a lavorare nel cantiere della nostra vita perché prenda forma la cattedrale che è in noi, con la consapevolezza che fuori ci siano tanti amici da incontrare e da ammirare nel loro essere opere in costruzione”. Dall’immagine di una Sagrada Familia ancora in costruzione arriva la prima provocazione per il presente che consiste nel prendere coscienza di come ciascuno di noi e anche la Chiesa stessa sia in continuo divenire, in un continuo tendere verso Dio. 

Una consapevolezza che è già emersa da qualche lettera indirizzata alla GMG “in persona” da parte di qualche giovane bergamasco. “Cara GMG – scrive Pietro dall’oratorio di Cologno al Serio- grazie a te ho “imparato a imparare”, cioè, dalle situazioni, dai posti e dalle persone che non ho cercato o desiderato, ma che mi sono trovato di fronte e che, in modo del tutto inspiegabile, mi hanno lasciato qualcosa”. E ancora: “Lì a Lisbona mi sono sentito “fratello di tutti”, sperimentando la bellezza di essere un’unica Chiesa -scrive Davide dall’oratorio di Mozzo-. Spero di continuare a camminare per trovare una felicità che diventa dono e si riflette su di me, ma anche sugli altri”. 

Ed è proprio agli altri che apre lo sguardo Il Cantiere perché Papa Francesco -oltre a indicare la via della speranza- ha consegnato a tutti i giovani presenti a Lisbona di essere testimoni di quanto avevano vissuto in quei giorni di condivisione. Mantenere vivo quel fuoco nel quotidiano sarà la sfida più complessa, ma anche la più bella e arricchente per sé, per il prossimo e per questa Chiesa in costruzione. Questo e molto altro nel nuovo numero de Il Cantiere disponibile su www.ilcantieredioratoribg.it. Buona lettura!
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