La pace è un dono di Dio

Il Cantiere aiuta i giovani a rileggere l’attualità provocati dall’impegno costante di Papa Francesco: tanti gli spunti di riflessione su cui confrontarsi.

“Pace” è una parola che, in questo momento storico, stiamo sentendo risuonare sempre più spesso. In risposta a tutti i conflitti e a tutto l’odio che sembrano guidare l’agenda mediatica, c’è chi sceglie di protestare per chiedere la pace, chi sceglie di costruirla a partire dalla propria quotidianità e anche chi lancia appelli con l’intento di dare voce alle tante vittime della guerra. È un argomento delicato che non può lasciare indifferenti e merita delle occasioni di riflessione e un impegno costante da parte di ciascuno, anche da parte dei giovani che abitano l’oratorio e non solo. Il nuovo numero de Il Cantiere parte proprio da questo intento: metterete la pace al centro di una riflessione più ampia e capace di andare oltre i sentimenti di impotenza e immobilità da cui spesso siamo travolti. 

Uscito lo scorso sabato, il dossier di pastorale giovanile “rompe” il suo classico calendario editoriale per concentrarsi su una questione attuale quanto cruciale per l’intera società. Rileggere la pace portando all’attenzione degli oratori diversi sguardi, spunti di riflessioni e punti su cui confrontarsi. Tutto il numero mette in risalto come la pace non sia tanto una condizione da costruire, ma più un dono da custodire in un incontro tra Dio e l’uomo. “La pace è l’incontro di un movimento di gratuità che viene dall’alto (la pace come dono di Dio) e incontra un movimento che viene dal basso (la pace come impegno e responsabilità dell’uomo): come una stalattite e una stalagmite che si incontrano per formare una colonna -scrive don Gabriele Bonzi, direttore UPEE, nel suo editoriale-. Ci vuole la costanza del tempo e la forza dell’acqua”. Il “ruolo” di custode, dunque, non è statico, ma chiede di stare in un movimento continuo a partire dall’agire quotidiano. 

A ricordare l’importanza dei piccoli gesti e ciò a cui siamo chiamati sono i costanti appelli di Papa Francesco. Sin dalla sua elezione, non ha mai perso un’occasione per diffondere un messaggio di pace, sottolineare l’importanza della preghiera e rivolgere l’attenzione del mondo sulle vittime sofferenti dei conflitti. Il suo impegno è stato descritto da alcuni giornalisti “come assillo che non fa riposare il cuore” andando a sottolinearne la costanza e la tenacia. Anche Manuela Tulli, vaticanista Ansa intervistata nell’ultimo numero, racconta come, nel seguire il pontefice quotidianamente, il suo impegno per la pace non sia solo costante, ma anche universale. “Quando Papa Francesco parla della pace, non ha un’agenda dettata dai media che si focalizza su un conflitto piuttosto che un altro per esigenze editoriali. Il pontefice si ricorda sempre di tutti i conflitti, anche dei più piccoli. Sin dalla sua elezione, Papa Francesco si è occupato e preoccupato della pace. Anche quando il mondo non sembrava essere interessato ai conflitti esistenti, il pontefice ha incentrato i suoi appelli e il suo pontificato sulla necessità della pace e della protezione dei popoli dai conflitti”. 

La costanza di Papa Francesco si fa spunto di riflessione non solo per le parole, ma anche per lo stile con cui lancia i suoi appelli. Un modus operandi riletto attraverso il titolo del dossier del mese di marzo “Voce di uno che grida nel deserto”. In questo brano, l’evangelista Marco descrive la perseveranza di Giovanni Battista nell’annunciare la venuta del Signore. Il contesto scelto dal profeta è il meno consigliato per un annuncio di tale portata: il rischio che nessuno riesca a sentire il suo grido è elevato. C’è un elemento, però, che dà forza alla voce di Giovanni Battista come a quella del Papa ed è la speranza. “Giovanni è voce che grida, che annuncia che il Verbo sta arrivando -scrive don Stefano Ubbiali, curato dell’oratorio di Boccaleone, nel commento al Vangelo in apertura-. E lo fa con la certezza nel cuore che il Verbo arriverà. Siamo invitati anche noi ad essere questa voce, questo segno abitato dalla speranza che la pace è possibile, è reale. E lo è sempre di più quando non ci fermiamo a guardare se il nostro parlare o fare porta frutto, bensì semplicemente mettendo tutto noi stessi nel nostro agire, come ha fatto Giovanni”. 

Provocata dagli appelli del pontefice e dall’agire di Giovanni Battista, la riflessione de Il Cantiere parte dalla quotidianità dei giovani per allenare una sensibilità capace di far percepire la responsabilità dell’essere custodi del dono della pace a cui ciascuno, anche nel proprio piccolo, è chiamato. Il nuovo numero è disponibile online sul sito www.ilcantieredioratoribg.it. Buona lettura!
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