La relazione con Dio al centro de Il Cantiere

É uscito un nuovo numero de Il Cantiere: si intitola "Si avvicinò" e mette a tema la spiritualità dei giovani e degli adolescenti

Quante volte ci siamo confrontati su come sperimentare la dimensione della spiritualità in oratorio? Quante volte abbiamo avuto il timore di affrontarla o farci prossimi nel cammino di fede? Ci siamo sentiti impreparati, inadeguati e quando guardavamo alle nostre guide, a chi era stato educatore prima di noi, ci sembravano sempre più tranquilli e convinti. Salvo, poi, accorgersi che siamo tutti in cammino: ed eccoci qui, salvati in calcio d’angolo e ancora in partita. Il nuovo numero de “Il Cantiere”, dal titolo “Si avvicinò” tratto dal Vangelo di Luca, dall’episodio dei discepoli di Emmaus, parte proprio qui: da questi interrogativi, dubbi e timori con cui è del tutto normale confrontarsi quando si tratta della relazione con Dio, ma che posso portare anche a una brusca frenata se non curati. 

Per essere educatori serve un gran coraggio, ma per esserlo in oratorio ne occorre anche un po’ di più, soprattutto se si tratta di spiritualità perché siamo chiamati a intercettare una dimensione dell’uomo che sembra troppo volatile e intangibile per essere anche solo descritta. Eppure, a smentire questa intangibilità è proprio il primo contenuto del dossier, l’intervista a don Tiziano Legrenzi, padre spirituale del seminario minore di Bergamo. “Il termine spiritualità è un po’ ambiguo -sottolinea don Tiziano nella rubrica Attenzioni scavi-. Oggi questo è inteso più come una vita interiore, un mondo interiore di cui prendersi cura. Mi piace di più la parola “vita spirituale” perché ha a che fare con qualcosa di concreto. A volte corriamo il rischio di pensare che la vita spirituale sia qualcosa di opposto alla vita concreta e quotidiana. Quando parliamo in termini cristiani di vita spirituale, invece, intendiamo la vita intera fatta di cose di tutti i giorni”. La stessa vita che emerge nei tre videopodcast della rubrica “Mettere a bolla” in cui sono intervenuti Francesco Sensi, professore di religione, Simone Pedrini, guida del Gruppo Samuele diocesano e Greta Servalli e Guglielmo Omacini, una coppia di giovani sposi. In ciascuno di questi racconti, gli intervistati hanno dato corpo alla spiritualità attraverso tre aneddoti: c’è chi è partito per puro caso per una settimana di servizio in un monastero, chi ha scelto il nome del proprio figlio dopo un momento intenso di preghiera e anche chi è rimasto colpito da una frase di una sua studentessa “Se è vero che è possibile voler bene a chi ci perseguita, allora voglio sapere come fare”. 

Racconti di vita che irrompono nella quotidianità con forza, ma in modo inaspettato e senza fare rumore. Un po’ come fa Gesù in quella grotta di Betlemme. Nell’accompagnare gli adolescenti nel proprio cammino spirituale occorre coraggio, dunque, ma anche delicatezza come ricorda don Gabriele Bonzi, direttore UPEE, nel suo editoriale. “Aiutiamo chi ci viene affidato a tessere il proprio legame con Dio con la stessa delicatezza con cui Lui sceglie di abitare la nostra storia. Delle volte occorrerà attendere, altre spronare scelte coraggiose, altre ancora fare un passo indietro e attendere: la relazione con Dio non è mai data una volta per tutte. Ogni giorno si rinnova perché siamo nuovi e il Natale è qui per ricordarcelo. Dio si fa uomo per mettersi in cammino con noi. Ed è tutto lì, racchiuso in un neonato adagiato nella mangiatoia da prendere in braccio con delicatezza e coraggio”.

Nell’iniziare un nuovo cammino d’Avvento, il numero de “Il Cantiere” di dicembre vuole essere uno spunto per rileggere la propria spiritualità alla luce di nuove domande e uno strumento per aiutare gli adolescenti a tessere la propria relazione con Dio. Un’azione da compiere in continuo divenire, ancora una volta in cantiere. 
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