Quando in oratorio inizia ad arrivare la primavera (forse anche un po’ prima), la mente di tutti va immediatamente al Cre. Questa è un’esperienza davvero unica nel suo genere perché riesce a coinvolgere letteralmente tutta la comunità: dal bambino che ha appena concluso il suo primo anno di scuola all’adulto che dona il suo tempo per realizzare un laboratorio. E non è da escludere che, anche chi non mette piede in oratorio lungo l’estate, non possa essere raggiunto dal racconto di qualche impresa accaduta in gita o dalle note di una musica che risuona quotidianamente per le vie del paese. Si può dire che il Cre sia proprio un bel “ViaVai” di persone, di storie e di comunità. In tutto questo andirivieni, una domanda raggiunge coloro che si mettono in gioco ogni estate: perché? Perché fare il Cre? Quale è il valore insito in questa esperienza? Che senso trova tutto questo dispiego di forze ed energie?
Il prossimo numero de “Il Cantiere” –in uscita sabato 6 aprile- approfondirà proprio questa tematica. Con la dottoressa Dalila Raccagni, assegnista di ricerca in pedagogia generale e sociale presso l'Università Cattolica e pedagogista nella redazione Odielle del Cre-Grest, abbiamo provato a soffermarci su alcune domande per scoprire tutta la ricchezza racchiusa nell’esperienza del Cre.
Partiamo con uno sguardo ampio: che cos’è il Cre?
Il Cre è un'esperienza educativa, pastorale e di comunità. Oggi è un’attività necessaria in termini di tempo e di spazio perché è un'occasione per stare insieme, conoscersi, divertirsi e soprattutto per agire la cura e crescere insieme indipendentemente dall'età dei partecipanti.
Qual è il senso di questa esperienza per l’oratorio e la sua comunità?
L'esperienza del Cre, all'interno delle dinamiche dell’oratorio e della sua comunità, è significativa rispetto a tanti fronti. Innanzitutto, contribuisce alla costruzione di legami comunitari solidi attraverso le attività di gruppo, i giochi e i momenti di servizio. Tutti i partecipanti -giovani e meno giovani- hanno l'opportunità di creare dei legami significativi tra di loro andando a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità.
Inoltre, l'esperienza del Cre è un'occasione per la formazione e la crescita personale dei bambini, dei preadolescenti, degli adolescenti e dei giovani. In modo particolare, attraverso anche tutta la fase di preparazione che coinvolge animatori e coordinatori, i giovani sviluppano una serie di competenze di tipo sociale che vanno dalla leadership al senso di responsabilità diventando protagonisti della propria crescita nella dimensione comunitaria.
Questa è un'opportunità importante per coinvolgere anche le fasce fragili. Alla luce del tempo contemporaneo, l’oratorio -in estate e non solo- offre a tutti uno spazio in cui sentirsi ascoltati, valorizzati e coinvolti. Attraverso il Cre si incoraggia ciascun ragazzo e adolescente a partecipare attivamente della vita comunitaria, allenando i propri talenti e scoprendo i doni ricevuti.
Infine, ma non per importanza, questo progetto trova la sua motivazione più profonda nel Vangelo che ispira l’oratorio stesso, traducendo nel quotidiano il comandamento dell’amore. Il Cre educa le giovani generazioni e la comunità tutta ad una cura capace di dono, a incontri che hanno profumo della fraternità.
Perché continuare a proporre il Cre in oratorio?
Il Cre è una storia di grande intenzionalità educativa. Uso questo termine per descriverlo perché ha una sua storia all'interno delle dimensioni dell'oratorio, ha una forte intenzionalità e ha queste dimensioni educative di cura verso le future generazioni. Come Chiesa abbiamo la responsabilità della cura dei più giovani e il Cre è uno di questi strumenti. Non è l'unico, ma è uno degli strumenti della pastorale giovanile che durante l'estate, proprio alla luce della sua complessità, della sua profondità e delle sue dinamiche, riesce a dar voce alle giovani generazioni.
Il passo successivo sta nel riconoscere come bambini, preadolescenti, adolescenti e giovani siano portatori di significati e di valori, ma anche nel prendere consapevolezza del beneficio che gli stessi traggono dall’esperienza. Questa è la motivazione principale.
Se dovessi scrivere una lettera a un coordinatore, cosa gli diresti?
Caro coordinatore, quest’anno più che mai, mettiti in cammino. Siamo tutti pellegrini in cerca di brandelli di felicità e di desiderio. Accorgiti come, in questa avventura itinerante, tu non stia solo cercando te stesso, ma insieme a coloro che ti sono affidati, Colui che ti indica il sentiero della vita. Lasciati ispirare dalla premessa che accompagna l'estate 2024 del Cre: sii profondamente affascinato dall'idea di prendere per mano ed educare al cammino bambini, ragazzi e adolescenti esplorando il valore di una quotidianità vissuta a passo d'uomo, sull’esempio di colui che uno scrittore ha definito l’Uomo che cammina per eccellenza.
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