Negli oratori bergamaschi, in questi giorni, si stanno muovendo i primi passi verso l’estate. Questo “VIAVAI” sta iniziando a prendere forma tra programmazione, formazione e primi incontri per costruire il Cre insieme. Nell’ultimo numero de Il Cantiere, è stato approfondito il senso di questa esperienza che ogni estate rappresenta una tappa significativa di un cammino più ampio. Per analizzare ancor più in profondità il Cre, insieme a don Tarcisio Tironi, primo direttore UPEE, abbiamo ricostruito i primi passi mossi dall’esperienza: le prime proposte in oratorio, i temi, i primi arrangiamenti, le idee e le intuizioni nate a tavola tra amici che hanno permesso al Cre di diventare quel che è oggi. Sin dagli anni Settanta, l’estate in oratorio viene riconosciuta come un tempo fecondo e ricco di opportunità: la società stava cambiando e l’oratorio ha risposto “Presente!”.
Che cos’ha di speciale l’estate in oratorio?
Negli oratori l’estate è sempre stata un tempo per educare. Ciò è certamente incentivato dalla maggior disponibilità da parte delle figure educative a prendersi cura di questo tempo libero, che ha modalità peculiari e significative, sia per chi educa che per chi cresce. Inoltre, storicamente, le esperienze educative estive sono spesso state spunto di riflessione.
Come nasce il primo Cre? Perché si avverte questa necessità?
Si tratta di una storia lombarda e la prima diocesi a muoversi è stata Milano. Già sul finire degli anni Settanta, la FOM (Fondazione Oratori Milanesi) si muove per organizzare esperienze che gravitano attorno ad un tema. Sin da subito, si progettano spazi educativi e temi in grado di raggiungere più persone possibili. A Bergamo, dove l’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva nasce nel 1981, si formano numerose esperienze indipendenti tra loro e raramente centrate su di un unico tema. Esiste, però, qualche esempio di “sperimentazione”: in quegli anni a Seriate veniva scelto un tema per l’estate che poi rimaneva come fulcro di riflessione lungo tutto l’anno. Il primo tema ufficiale risale al 1986 ed è Noè band, seguito poi nel 1987, Personaggi in cerca d’autore. L’obiettivo era quello di proporre un’esperienza diocesana a tutti gli effetti, tanto che si giunse all’idea di comporre un inno comune a tutti.
I sacerdoti da tempo trovavano il modo di proporre esperienze all’aperto che facessero bene alla salute e in cui ci fosse spazio per la preghiera e la messa. Con il tempo, la maggior parte dei curati riconosce nell’offerta educativa diocesana un appoggio importante per la strutturazione di questi tempi.
Nel 1988, nel centenario della morte di San Giovanni Bosco, viene redatto il primo sussidio legato all’esperienza del Cre-Grest. Cosa porta alla creazione del sussidio?
Bisogna fare un passo indietro al 1981. In quell’anno vengo nominato direttore dell’Ufficio e decido di contattare dei “colleghi” che, nelle altre diocesi lombarde, ricoprivano il mio stesso ruolo. Nel 1983 organizzo una serie di cene a cadenza mensile con i miei corrispettivi. Inizialmente si tratta solo di una scusa per conoscere meglio gli altri sacerdoti, poi diventa un’occasione di ritrovo tra amici. Rimasti in quattro -io, il direttore di Milano, quello di Brescia e quello di Cremona- decidiamo di lavorare insieme a qualcosa: prendiamo l’iniziativa e fondiamo Odielle (Oratori Diocesi Lombarde). Nel 1987, quindi, pensiamo ad un mezzo in grado di unificare tutti i bambini e i ragazzi della Lombardia. In effetti, ciò che ha permesso la nascita del primo sussidio fu in primis l’amicizia.
Il lavoro più significativo, oltre alla comunicazione con i vescovi, fu quello di valorizzazione dei singoli incaricati diocesani, ma devo dire che ciascuno mise il poco che aveva a disposizione di tutti. Per dirla facile, ogni diocesi era brava in qualcosa e metteva i propri talenti a disposizione di tutti: Milano aveva i grandi giochi, Bergamo la musica e così via. Nel 1987 si inizia quindi a lavorare per fare in modo che, nel 1988, ci sia una proposta stampata: esce così Il cortile dei sogni, seguito poi da A passo di vita. Il primo venne lanciato a Milano, in una conferenza stampa presieduta dal cardinal Martini.
Quali sono le caratteristiche dei primi Cre? Quale potenziale ha questo tipo di esperienza in oratorio?
La caratteristica predominante è proprio la presenza del tema. Fin dagli anni Ottanta si propongono temi giocabili in tutti i momenti della giornata: preghiera, messa, spazio compiti, giochi e gite in montagna. Si tratta di un aspetto importante perché il tema, anche quando vivace, “estivo”, è un mezzo molto potente per veicolare un contenuto, diventando esso stesso modalità e proposta educativa unificante.
“Caro coordinatore”: un augurio ai responsabili di oggi!
Prendendo spunto da San Giovanni Bosco, in primis direi “Caro coordinatore, tieni sempre presente che educare è cosa del cuore!”. In secondo luogo “Ricordati di seminare sempre, ogni giorno, con collaboratori e ragazzi, bellezza e bontà, come ci insegna il Signore”.