L’estate è ormai entrata nel vivo e le esperienze proposte stanno man mano coinvolgendo le diverse fasce d’età delle giovani generazioni. Oggi con Luigi Scandella, psicoterapeuta, indossiamo le scarpe di un preadolescente che, nell’arco del periodo estivo, muove dei passi di autonomia concreti sperimentandosi tra libertà e nuove consapevolezze di sé.
Cosa significa essere preadolescenti oggi?
Essere preadolescenti oggi è una bella sfida. Si è coinvolti in un profondo cambiamento a livello fisico, psicologico e morale che, di per sé, abbiamo vissuti tutti. I ragazzi di oggi, però, lo affrontano in un mondo che è in continuo cambiamento in cui sono venuti meno alcuni punti di riferimento che permettevano di avere più fiducia nella crescita e nel futuro. In questa fase, quindi, si vive una doppia crisi: una crisi interiore legata all'esordio della preadolescenza e una crisi “fuori da loro” in cui c’è una società in trasformazione con cui si è chiamati a relazionarsi.
Cos’ha di speciale l’estate in oratorio per un preadolescente?
L’estate è già di per sé un tempo speciale in preadolescenza. Si comincia ad assaporare la libertà, si passa più tempo con gli amici e c’è più tranquillità rispetto ai ritmi che si tengono durante l’anno scolastico. Tutto questo può trovare casa in oratorio che è un luogo in cui la presenza educativa gioca un ruolo fondamentale. Lì, un preadolescente può trovare qualcuno che possa aiutarlo nel dare un nome e un senso a ciò che sta vivendo in questi primi esperimenti di libertà. L’intervento di una persona adulta capace di dirti quella parola in più o darti una pacca sulla spalla è davvero prezioso per un ragazzo che si interroga su chi vorrà essere da grande. Se a questo si aggiunge la tranquillità e la spensieratezza dell’estate, si creano maggiori occasioni in cui fermarsi e riflettere.
Nel percorso di crescita, nella fase della preadolescenza quanto contano le prime esperienze in autonomia? Perché?
Lo sviluppo dell'autonomia in preadolescenza è fondamentale: è uno dei primi passi in cui si scopre di essere capaci di agire nel mondo. Il preadolescente in questa fase costruisce la sua identità rapportandosi con i suoi desideri e le sue paure. Sono anni in cui avviene un’affermazione individuale del sé. Chiaramente trattandosi di preadolescenti il rischio che corrono è quello di costruire un'idea di sé poco calibrata: a livello neurofisiologico il cervello non è ancora del tutto sviluppato e qualche errore di calcolo fa parte del gioco. È qui che, in queste prime prove di autonomia, la presenza di un adulto è importante. I ragazzi hanno bisogno di uno sguardo educativo equilibrato che li lasci liberi di sperimentare, ma che sia capace di intervenire nel momento del bisogno.
Cosa comporta per un preadolescente costruire delle relazioni al di fuori della famiglia? Quali ricchezze? Quali fatiche?
L’importanza del gruppo dei pari è un grande classico della preadolescenza. Se prima il riferimento massimo erano i genitori, ora l’attenzione inizia a spostarsi verso gli amici perché è una fase della vita in cui si cerca di inventare qualcos'altro rispetto a ciò che si è sempre stati. Le ricchezze risiedono nelle possibilità che si vanno a creare nella ricerca di nuovi pezzi di sé, nuove passioni e nuove inclinazioni. Si va a integrare ciò che è stato costruito durante l’infanzia con ciò che si vuole diventare e si inizia a muovere un desiderio di sé molto personale. Dall'altra parte, la fatica più grossa sta nel saper distinguere le esperienze positive da ciò che può nuocere. È qui che la rete educativa diventa ancora più importante: nei primi passi al di fuori del nucleo famigliare, è fondamentale avere dei punti di riferimento capaci di stare accanto a questi ragazzi.
Un consiglio agli educatori che si prenderanno cura dei preadolescenti
Me ne vengono in mente due. Il primo è quello di non fare confronti con la nostra preadolescenza. Il mondo di oggi è talmente diverso che non è possibile fare dei paragoni. Così rischiamo di perdere di vista ciò che sono i ragazzi oggi. Concentriamo lo sguardo su di loro e non su di noi.
Il secondo, invece, è quello di saper essere un punto di riferimento. Più che le parole, per i nostri preadolescenti conta l'esempio. La pandemia ha cambiato tanti aspetti della preadolescenza, ma la ricerca di punto di riferimento è rimasta molto forte: i preadolescenti si guardano attorno per trovare un modello a cui ispirarsi e iniziare a dire “io da grande vorrei essere come lui/lei”. E l’oratorio può essere il luogo giusto in cui trovare qualcuno a cui ispirarsi in un percorso di crescita: può essere la casa in cui ciascuno può essere aiutato a trovare la propria strada.