Due oratori, un unico futuro: il Cre costruisce comunità
Giovani In Cammino: un’occasione di ingaggio educativo per tutto l’anno
Il cammino del Cre non inizia e finisce con l’apertura dei cancelli dell’oratorio il primo giorno e gli abbracci della festa finale accompagnati da qualche lacrima di commozione. I passi di un’esperienza così superano quei confini raggiungendo la quotidianità che, nel resto dell’anno, la comunità vive. Questo perché, per spendersi all’interno di un contesto educativo, è necessaria una relazione da tessere con pazienza giorno dopo giorno, estate dopo estate. Negli oratori di Sotto Il Monte e Botta, il progetto Giovani In Cammino ha sostenuto questi passi e questa cura attraverso diverse attività e proposte che hanno coinvolto tutte le fasce d’età e, in particolar modo, i giovani.
“Giovani IN Cammino” nasce dalla collaborazione tra Regione Ecclesiastica e Regione Lombardia per sostenere alcune azioni educative negli oltre duemila oratori presenti sul territorio lombardo. Tra le azioni progettuali nella diocesi di Bergamo, c’è anche quella avviata negli oratori di Sotto Il Monte e Botta. Durante l’anno, il progetto sostiene alcune delle attività proposte e nel percorso dedicato agli adolescenti è presente anche un tratto formativo in vista del loro ruolo da animatori al Cre. I giovani, nell’arco dell’anno, sono coinvolti nelle vesti di educatori e responsabili delle proposte per poi rigiocarsi d’estate come coordinatori del Cre. “Il progetto nasce da un’intuizione dell’equipe educativa -spiega don Claudio Dolcini, parroco di Sotto Il Monte e Botta-. Sono loro che hanno pensato e portato avanti questa idea grazie anche all’aiuto di un’educatrice professionale che si spende all’interno di essa. Quest’anno possiamo dire che stiamo raccogliendo i frutti di un lavoro e un accompagnamento paziente nei confronti dei giovani”. Dall’esigenza di mantenere vivo l’oratorio sono stati fatti sempre più passi in avanti, anche dal punto di vista relazionale, che hanno permesso ai giovani di spendersi al servizio dei più piccoli in un ambiente familiare. È un’azione che ha interessato non solo i giovani, ma anche tutta la comunità che ha messo in luce tutto il potenziale dell’intergenerazionalità: giovani e adulti si assumono delle responsabilità insieme, ciascuno condividendo il proprio tempo e i propri talenti.
“I giovani donano una prospettiva che sa di futuro a tutta la comunità -continua don Claudio-. Anche se non siamo un’unità pastorale, stiamo lavorando insieme e loro non vedono differenze tra gli oratori delle due parrocchie. A volte il loro lavoro è silenzioso ed è più legato alla continua cucitura di relazioni tra generazioni, altre è più evidente come quando indossano la maglia del coordinatore, ma la costante è la loro presenza con cui dimostrano l’affetto nei confronti della comunità”. Nelle vesti del coordinatore, i giovani coinvolti assumono un ruolo che diventa un punto di riferimento per la comunità e, allo stesso tempo, li aiuta a crescere in una relazione educativa. Questa predisposizione alla cura, infatti, è una caratteristica che va coltivata e accompagnata in un percorso di continuità. “Il Cre è un’esperienza impegnativa per chi scegli di mettersi al servizio, ma è sempre vissuta con molto entusiasmo da coordinatori e animatori -conclude don Claudio-. Durante l’estate e anche il resto dell’anno, i giovani non vanno lasciati soli, soprattutto quando si mettono in gioco in queste esperienze intense. Hanno bisogno di una guida che li aiuti a rileggersi nella chiamata ad essere educatori lasciandoli liberi di sperimentare”.