“Sogniamo un oratorio che possa essere ancora una casa per le giovani generazioni e così ci siamo messi in prima linea per realizzare questo desiderio”. Tutto inizia da qui, dal desiderio di un gruppo di giovani di ridonare ciò che hanno vissuto nella loro adolescenza. All’oratorio di Tavernola, questo tempo di vacanza ha rappresentato un’occasione di ritrovo per gettare le fondamenta di un nuovo modo di abitare una casa speciale.
Nei giorni delle vacanze di Natale, il gruppo degli animatori ha aperto le porte dell’oratorio per tre serate dedicate ai bambini e ai preadolescenti. “È il primo anno che proponiamo l’animazione serale per i bambini e preadolescenti -spiega don Giuseppe Azzola, parroco di Tavernola-. Adolescenti e giovani si sono messi al servizio dei più piccoli accogliendoli in oratorio. Siamo partiti da questi tre momenti, ma con una prospettiva più ampia in modo da continuare a coinvolgerli sempre di più anche in futuro”. La proposta dell’animazione è stata strutturata in tre serate. Tutto è iniziato con un film visto insieme in pigiama mangiando pop-corn per poi lasciare spazio nella seconda serata ai giochi di squadra. A concludere la proposta è stata la serata karaoke per condividere un tempo animato, ma non troppo strutturato.
Procedendo per piccoli step, infatti, l’obiettivo è quello di far vivere sempre più l’oratorio nell’informalità. “Queste tre serate sono state delle tappe di un percorso più ampio -racconta Maria Balducchi, giovane dell’oratorio di Tavernola e responsabile del gruppo animazione-. Aprendo ai più piccoli le porte dell’oratorio, desideriamo trasmettere ciò che questo luogo è stato per noi. Da adolescenti, l’oratorio è stato un punto di riferimento importante: è stato una casa da abitare quotidianamente e nell’informalità. In passato abbiamo ricevuto tutto ciò e oggi abbiamo scelto di donarlo a nostra volta per continuare questa bella storia”. Per coltivare questa abitudine nei più piccoli occorre far assaporare cosa sia effettivamente l’oratorio. Si parte da momenti semplici, divertenti e strutturati per poi scendere in profondità anche nelle occasioni più quotidiane. È dal calore della prima accoglienza che si gettano le basi per nuove esperienze. “Speriamo che bambini e ragazzi portino con sé il ricordo di questa azione di cura svolta nei loro confronti -conclude don Giuseppe-. Può essere un seme che germoglia e dà vita a qualcosa di nuovo e bello”.