“Rendi la mia vita un cammino verso la bellezza, la pienezza, la gioia, ma fammi capire che questo cammino si chiama dono”. Con queste parole di Padre Agostino Gardin, Maria ha scelto di riassumere i tre giorni trascorsi nel monastero delle Sorelle Clarisse. Dallo scorso ottobre questa giovane sta intraprendendo un percorso personale per provare a dare una risposta alle grandi domande che la abitano e tra le iniziative di “Questa non è Ibiza” ha trovato la proposta adatta a lei.
Nel collettore di esperienze forti per giovani a livello diocesano, esistono proposte di diverso tipo: da quella di gruppo a quella a stampo singolo per intraprendere percorsi più intimi. Tra queste ultime era presente anche la proposta del weekend in monastero ideata dalle Sorelle Clarisse. “Questi tre giorni in monastero sono un’occasione per vivere al ritmo della fraternità -racconta suor Anna Chiara Lot, responsabile della proposta-. Preghiera, ricreazione, lavoro e riflessione sono gli aspetti che animano la giornata con la possibilità di scoprire da vicino la figura di Santa Chiara”. Nel monastero i ritmi rallentano e permettono di ritagliarsi del tempo per sé e per Dio facendo emergere ciò che ciascuno si porta dentro. Inoltre, è un’occasione per andare oltre i “sentito dire” e i pregiudizi legati a una scelta di vita così forte. “Serenità, pienezza, servizio, concretezza e gioia sono gli aspetti della vita consacrata che ho scoperto e toccato con mano. Sono subito rimasta colpita dal sorriso sul loro volto, dalla loro accoglienza così semplice, ma così profonda, dai loro occhi che brillano per la gioia” sottolinea Maria nel raccontare ciò che più l’ha colpita di questa esperienza.
La proposta delle sorelle Clarisse era aperta, in particolar modo, a tutte coloro che stessero intraprendendo un percorso di fede personale. “Qui si comprende cosa significhi vivere respirando il Vangelo -aggiunge suor Anna Chiara-. È uno stile che tutti possono vivere anche nel momento in cui tornano alla quotidianità”. “Spesso, nella quotidianità dettata da lavoro e impegni personali non si ha l’occasione di mettersi in ascolto di come Dio parli al nostro cuore -conclude Maria-. Questa per me è stata un’occasione per conoscere da vicino questa particolare realtà di vita religiosa. Ho capito che ogni storia di vocazione è diversa e singolare, ma ognuna è accomunata dalla risposta al desiderio di diventare dono per gli altri e vero “profumo di Cristo” (2 Cor 2,15)”.