Mezzoldo: partite senza indugio verso i vostri oratori

Il corso residenziale di Mezzoldo ha coinvolto 56 adolescenti provenienti da diversi oratori della Diocesi di Bergamo

“Mezzoldo”: questo nome custodisce in sé delle particolarità e una storia non di poco conto. Per qualcuno corrisponde semplicemente a un paese dell’alta Val Brembana situato poco prima del passo San Marco, ma per i cinquantasei giovani provenienti da diversi oratori della diocesi di Bergamo (e per i loro predecessori) significa qualcosa di più. Il corso residenziale per giovani d’oratorio quest’anno ha raggiunto la quarantaduesima edizione andando a inserirsi in una tradizione di cura che, dalla Diocesi e in particolare l’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva, raggiunge a cascata gli oratori e i loro destinatari attraverso l’impegno dei giovani che vivono l’esperienza formativa. Una storia formativa che si rinnova: l’ultimo appuntamento, infatti, ha coinvolto i giovani uscenti dalla quarta e dalla quinta superiore che sono stati individuati dai sacerdoti o dai loro educatori per ricoprire dei ruoli di responsabilità in futuro.

L’esperienza del corso residenziale svolto a Mezzoldo ha ampliato lo sguardo non solo ai corsisti, spronati ad andare oltre la propria realtà, ma anche quello dell’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva che da qui riparte con una nuova proposta formativa. Da quest’anno pastorale, infatti, la formazione è stata rivista e impostata come un percorso di accompagnamento dall’adolescenza fino ai ruoli che ciascun volontario sarà chiamato a ricoprire. 

L’oratorio è una casa in cui ciascuno ha l’opportunità di giocare i propri talenti riscoprendoli alla luce del servizio e dello sguardo di altri e trovando la propria strada in un ruolo che può essere l’educatore degli adolescenti come l’allenatore o l’addetto del cinema. Ciascuno è chiamato a lasciare il proprio segno in questo “laboratorio di talenti” che accomuna tutti sotto la stessa missione. Ed è stato proprio questo il primo passo compiuto insieme a Mezzoldo. Dopo la prima giornata dedicata all’accoglienza e alla conoscenza, il percorso formativo è entrato nel vivo partendo dall’identità dell’oratorio prendendo consapevolezza dei pilastri comuni su cui viene costruito quotidianamente tra sfide e bisogni. 

Dalla storia dell’oratorio alla propria il passo è breve perché l’oratorio non è solo un luogo fisico, ma sono anche le persone che vi si spendono con motivazioni diverse a seconda dei percorsi. Tratteggiando la loro strada su carta, i giovani hanno messo a tema la questione della motivazione. “Perché oggi scelgo di abitare l’oratorio?” è stata la domanda che ha spronato i giovani a riflettere per poi aprirsi a una storia di cura e di comunità. La terza giornata del corso residenziale è stata dedicata proprio a queste due prospettive: cura e comunità, due aspetti che presuppongo una relazione con il prossimo costruita sulla fiducia come sull’affidamento. E sono queste relazioni e tutti gli incontri che si fanno a continuare ad alimentare la storia della comunità in cui si è chiamati a spendersi con un mandato. 

A fare da filo rosso all’esperienza di Mezzoldo è stata la spiritualità. Giorno dopo giorno, i corsisti sono scesi sempre più in profondità accompagnati dal Vangelo dei discepoli di Emmaus e dalla figura di Dante Alighieri. Gli stessi personaggi, compagni di cammino preziosi nel Viavai dell’estate, sono stati anche il tramite attraverso cui coltivare, curare e custodire la fede intrecciata alla propria storia in oratorio. “Serve impegno, serve coraggio e anche tanto cuore perché l’angolo della meraviglia è solo un po’ più nascosto” hanno sottolineato gli animatori UPEE consegnando ai partecipanti la canzone di Niccolò Fabi “Il negozio di antiquariato”. 

“Ora tornerete nei vostri oratori -ha detto don Gabriele Bonzi, direttore UPEE, salutando i corsisti durante la messa di chiusura - consapevoli che non esistono luoghi o tempi migliori. Il luogo migliore per essere cristiani è qui, il tempo migliore per essere cristiani è oggi. Buttatevi a pieno nella vostra realtà con ciò che porterete nel vostro bagaglio dopo aver vissuto questa esperienza. Andate consapevoli che non è tanto il “cosa”, ma il “come” svolgerete il vostro servizio perché è una questione di stile. Sarà dai dettagli della cura che vi riconosceranno. E ricordatevi sempre che non siete soli: anche Gesù ha mandato i suoi discepoli a due a due. Neanche l’oratorio è solo perché fa parte di una comunità più grande. Ora partite senza indugio”. 
Unisciti anche tu!
Iscriviti alla newsletter per scoprire per primo le ultime storie e i nostri eventi
Oratori BG. Unisciti anche tu!
I testi sono coperti da copyright e non possono essere copiati.
Se vuoi puoi condividere questa pagina