Il cortile come spazio educativo a bassa soglia da custodire

L'intervista a Rolando Magrini (educatore professionale) riguardo al valore dell'informalità nell'educazione

Il cortile dell’oratorio è un luogo unico nel suo genere, una bella eccezione in cui quotidianamente si agisce un’azione controcorrente: ci si fa carico di un pezzo della crescita di tanti ragazzi nell’informalità. È un luogo di accoglienza a bassa soglia in cui ci si espone a dei rischi. Da un lato ci sono le difficoltà e gli inciampi che vivono i più giovani, dall’altro le incomprensioni e le fatiche a cui gli adulti vanno incontro nel rimettersi costantemente in gioco e in discussione per accompagnare i passi di chi sta crescendo. 

Scegliere di offrire delle opportunità di informalità significa donare alle giovani generazioni degli spazi di crescita in cui sperimentarsi, conoscersi e costruire un “noi condiviso” come sottolinea Rolando Magrini, educatore presso l’oratorio di Longuelo. “L’educazione si costruisce in una dimensione di informalità perché è il luogo d’incontro spontaneo e autentico che condividiamo con i ragazzi. Questa dimensione è vissuta soprattutto nel cortile: qui si costruisce il “noi” condiviso, qui si crea l’appartenenza su cui poggerà ogni chiamata futura che rivolgeremo a questi ragazzi. È un’esperienza di conoscenza reciproca in cui, attraverso anche il linguaggio, si prova a comprendere come i nostri adolescenti diano significato al mondo. Farsi carico della loro crescita significa andare a incontrarli là dove vivono gli affetti, le relazioni e le esperienze. Educare nell’informalità è una scommessa ricca di fatiche e punti interrogativi, ma altrettanto avvincente perché ci invita quotidianamente a riconoscere la speranza in chi incontriamo”. 

Prendersi cura delle giovani generazioni oggi è un’azione complessa che richiede impegno, costanza e vicinanza nel quotidiano. Non può essere messa in atto in solitaria perché –come spiega Magrini- “il ragazzo di oggi ha l’opportunità di vivere tantissime esperienze. Ognuna ha una struttura autoportante, ma i rischi a cui si va incontro sono quelli della frammentazione e del “consumismo”. Continuare a consumare esperienze porta a vedere la crescita come un percorso lineare in cui si progredisce solo acquisendo degli apprendimenti quando, invece, essa è più simile a una strada tortuosa in cui ciascuno di noi avverte il bisogno di un orizzonte di senso a cui guardare per ricomporsi e dare senso a tutti i frammenti che lo coinvolgono e lo provocano. La rete tra i soggetti educanti sul territorio, dagli oratori alle agenzie educative, è fondamentale per la crescita dei più giovani perché solo insieme è possibile costruire l’orizzonte di senso in cui ciascun ragazzo possa ritrovarsi e crescere tra fatiche e passi avanti”. 
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