“Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”: sono queste parole, versetto-guida scelto da Papa Francesco come titolo del suo messaggio per la 39esima Giornata Mondiale della Gioventù, che hanno invitato i giovani bergamaschi a mettersi in cammino vivendo la prima tappa diocesana verso il Giubileo. Una veglia itinerante di preghiera che ha visto coinvolti 500 giovani per le vie e in tre chiese di Bergamo Alta, guidati dalle parole del Santo Padre, del Vescovo Francesco, di testimoni e di guide, invitandoli a “mettersi in cammino alla scoperta della vita, sulle tracce dell’amore, alla ricerca del volto di Dio” (Papa Francesco).
La GMG diocesana, svoltasi domenica sera, ha fatto sperimentare ai giovani la ricchezza del cammino condiviso, seppur breve e contenuto nello spazio. Divisi in due gruppi, hanno mosso i loro passi tra la Basilica di Santa Maria Maggiore e la Chiesa di Sant’Agata nel Carmine alternandosi per poi radunarsi per il momento conclusivo nella Chiesa Ipogea del Seminario di Bergamo. Lungo questo piccolo “pellegrinaggio” i giovani si sono messi in ascolto di parole e di testimoni in grado di fare da cassa di risonanza al messaggio di Papa Francesco nel quotidiano. che potessero provocare in loro il desiderio di ancorarsi alla speranza che è Dio per farsi dono e diventare instancabili missionari della gioia, a partire dalla propria quotidianità.
La speranza è stata il fulcro dell’incontro alla Basilica di Santa Maria Maggiore con la testimonianza di Mauro Bernardi. Marito e papà, sportivo e maestro di sci per disabili, collaboratore di associazioni per la prevenzione degli incidenti stradali e consulente della disabilità per Enjoyski, Mauro ha raccontato ai giovani presenti come la sua disabilità sia arrivata “in un momento bellissimo” della sua vita. “Mi ero appena sposato, avevo un lavoro sicuro e tanti progetti, poi ho subito l’incidente e tutto è cambiato. Nonostante mia moglie Claudia non si fosse mai tirata indietro e si fosse sempre presa cura di me, ho deciso di lasciarla. Non mi sembrava giusto che lei rinunciasse ad alcuni dei suoi sogni per me perché aveva sposato un Mauro “diverso”. Lei, però, non si è arresa. Mi ha raccontato quanto pregasse nei momenti difficili e in quelli di solitudine. Così quando lei è tornata, abbiamo riscoperto insieme il valore della preghiera. Pregare è agganciarsi a Dio, è fondare la propria vita sulla certezza dell’amore. Mi avete chiesto su cosa si poggia la mia speranza e la mia risposta è questa: l’amore. L’amore ci fa sentire vivi, resta sempre ed è il dono più bello su cui fondare la propria vita”.
Dalla speranza di un amore che non lascia all’amore in forma di dono. Nella Chiesa di Sant’Agata del Carmine, i giovani hanno vissuto un tempo di adorazione eucaristica guidata da don Massimo Colombo. “Perché dare la vita? –ha provocato don Massimo-. Perché Dio ha fatto lo stesso: Lui è l’esempio. Noi cosa vogliamo condividere? Come vogliamo seguirlo? Siamo invitati a fare della nostra vita un dono perché è Gesù stesso che ci chiama in causa dicendoci che ha bisogno di noi per arrivare là dove l'uomo è nel bisogno”.
Un invito a mettersi in cammino che è stato ripreso dalle parole del Santo Padre che ha sottolineato come “intimamente uniti al Signore” tramite l’Eucarestia “si cammina senza stancarsi perché Lui cammina con noi” e un atteggiamento indicato dal Vescovo Francesco nella sua riflessione in Chiesa Ipogea. “Camminare stanca ed è innegabile. Quindi perché chi spera nel Signore non si stanca? Siamo stanchi per il cammino compiuto, ma non siamo stanchi di intraprenderne di nuovi. Anche queste energie, però, hanno bisogno di essere alimentate e queste si ricaricano grazie a Dio che si fa dono. Dio è dono, tutto ciò che riconoscete come dono è Dio. Anche nel buio della vita, c'è una scintilla che può raccontare e dare forza alla nostra speranza in Lui. Occorre perseverare nel desiderio non solo per raggiungere i traguardi perché quel desiderio non mi basterà mai e sarà sempre più grande, come infinito è Dio”.
Spinti da queste parole, i giovani si mettono in cammino: non come turisti, ma come pellegrini la cui prossima meta sarà Roma. “Arrivando alla Basilica di San Pietro a Roma, si attraversa la piazza che è circondata dal colonnato –scrive il Santo Padre-. Il colonnato, nel suo insieme, appare come un grande abbraccio: sono le due braccia aperte della Chiesa, nostra madre, che accoglie tutti i suoi figli. In questo prossimo Anno Santo della Speranza, invito tutti voi a sperimentare l’abbraccio di Dio misericordioso”. A sottolineare questo passaggio del messaggio è stata la rappresentazione teatrale messa in scena dagli animatori della Pastorale Giovanile della diocesi di Bergamo e curata dal regista Giovanni Soldani. Il finale della rappresentazione, che raccontava l’arrivo di un gruppo di giovani a Roma, si è trasformata in un abbraccio che ha coinvolto, uno ad uno, i partecipanti. Lo stesso abbraccio che ha unito tutti durante la preghiera del Padre Nostro e nell’invito finale. “Voglio invitarvi al Giubileo –ha concluso il Vescovo Francesco-. Noi vogliamo essere coloro che sperano nel Signore e camminano senza stancarsi”.