Sabato 26 ottobre all’oratorio di Azzano San Paolo è successo qualcosa di speciale! Niente montagne, non era agosto, ma il clima che si respirava era lo stesso di Mezzoldo. I cinquantadue ragazzi che alla fine di agosto hanno partecipato al corso residenziale per animatori d’oratorio a Mezzoldo si sono rivisti e, insieme agli animatori e ai loro don, hanno vissuto, in una forma tutta nuova, il momento del “Mezzoldino”. Solitamente diviso in diverse serate sparse per la diocesi, quest’anno il Mezzoldino si è tenuto in un’unica data con l’obiettivo di ritrovarsi, far rivivere il clima di Mezzoldo e vedere come i ragazzi hanno vissuto il ritorno e la ripartenza nei loro oratori.
La serata è iniziata con una cena condivisa e un momento di animazione, per reimmergersi nell’esatto clima di gruppo che si respirava la scorsa estate. Il 27 agosto, durante l’ultimo momento di preghiera a Mezzoldo, ai ragazzi era stato lanciato l’invito a mettere in pratica quanto imparato per ripartire, ciascuno nel proprio oratorio, con ancora più slancio. Passati due mesi possiamo dire con certezza che questo invito è stato accolto e messo in pratica. Infatti, oltre a partecipare attivamente e organizzare attività nei propri oratori, ciascuno ha conservato e provato ad esplorare una domanda o una provocazione lanciata a Mezzoldo. Chi sul senso dello stare in oratorio, chi sul valore dell’esempio ricevuto dai suoi don ed educatori, chi sulla necessità di trovare tempo e spazio per pregare: ciascuno ha a cuore una domanda e sta provando ad esplorarla!
La serata si è conclusa con un momento di spiritualità, guidato dal brano di Vangelo dei discepoli di Emmaus. Il cammino dei due discepoli è stato quello dei ragazzi a Mezzoldo che, passo dopo passo, hanno meditato su ogni fase: il cammino, l’incontro, le domande, il gesto dello spezzare il pane, il riconoscere Gesù. Mancava, però, l’ultimo tassello: il ritorno a Gerusalemme. “La fecondità del viaggio dei due discepoli scatta quando decidono di tornare indietro, da dove erano partiti” con queste parole, don Gabriele Bonzi, direttore dell’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva, invita i ragazzi a “scendere” da Mezzoldo per tornare nei loro oratori con la fiamma di quello che hanno vissuto e condividerla. Perché sì, i ragazzi hanno vissuto un’esperienza talmente forte da sentirsi ardere qualcosa dentro e quella fiamma non può rimanere solo il loro, ma è destinata a contagiare e propagarsi. Come riuscire a essere fecondi e portare frutto? Riprendendo tra le mani il proprio seme che ha la forma di una pergamena. A ogni ragazzo è stato consegnato il testamento scritto durante il momento dell’adorazione eucaristica a Mezzoldo: si tratta di una lettera indirizzata a Dio, nella quale ognuno ha consegnato le sue emozioni e le sue domande dopo l’esperienza dei cinque giorni. Rileggere le proprie parole e riscoprirsi capaci di una profondità che, nella quotidianità, sembra insolita ha acceso ancora di più l’entusiasmo e la voglia di ripartire.
“A Mezzoldo mi sono sentito parte di una Chiesa grande, di cui voglio essere testimone consapevole” così dice Gabriele, un giovane dell’oratorio di Sotto il Monte che ringrazia i suoi compagni di viaggio per avergli dato la conferma che non è solo a credere nell’oratorio e a volerne fare la sua missione. E a chi è indeciso se partecipare al prossimo Mezzoldo, Fabio e Lorenzo rispondono: “Fidati. C’è un motivo per cui sei stato scelto. Vai e scoprilo!”
Grazie ai cinquantadue ragazzi che abbiamo incontrato per le parole che ci hanno regalato, per le domande che ci hanno consegnato e per essersi lasciati guidare in questa esperienza. I motivi che hanno spinto i loro don e educatori a sceglierli li abbiamo chiari: sono giovani in ricerca che hanno fame e non hanno paura di farsi domande. Ora, non rimane altro che partire senza indugio, fare ritorno nei propri oratori e condividere la fiamma con la quale si è stati contagiati per fare sempre più luce. Buon cammino ragazzi, buon ritorno e buona ripartenza!