“Siam quelli che facciamo dell’oratorio casa”: è questo ciò che si cantava o urlava squarciagola nei cortili degli oratori durante il Cre del 2021. Un Cre che sapeva di rinascita e ha portato con sè nuove consapevolezze tra cui anche quella del grande dono che è l’oratorio. Oggi quel verso è rimasto e continua ad essere rilanciato per ciò che quelle parole raccontano: in sintesi, l’oratorio siamo noi, l’oratorio è chi lo rende vivo. Lo stesso motto è stato utilizzato in questi giorni negli oratori dell’unità pastorale di Calolzio, Foppenico e Sala per festeggiare la ricorrenza di San Giovanni Bosco.
La festa ha coinvolto e reso protagonista letteralmente tutta la comunità. In base all’appuntamento in programma ci si poteva giocare come animatori o destinatari. Com’è successo agli adolescenti che, nel primo weekend, si sono dedicati ai bambini e ai preadolescenti creando un circo in oratorio e poi, nel weekend successivo, hanno vissuto la propria notte bianca in oratorio. “Lungo la festa di San Giovanni Bosco -racconta don Matteo Cortinovis, curato nell’unità pastorale- abbiamo utilizzato diversi linguaggi per raggiungere tutti. Attraverso il gioco, nel momento del circo, volevamo far avvicinare i più piccoli allo stile di questo grande santo lanciando qualche provocazione che è stata poi riletta nella preghiera”.
Ad approfondire ulteriormente l’eredità di significati di San Giovanni Bosco è stata una serata aperta a tutta la comunità, ma particolarmente rivolta ai genitori, in cui i presenti si sono messi in ascolto di un ex-allievo di don Lorenzo Milani e dell’ex-preside del Liceo Brechet: rispettivamente Agostino Burberi e Tino Pessina. “Al centro della serata -prosegue don Matteo- c’è stato il tema dell’educazione. San Giovanni Bosco diceva che l’educazione è cosa del cuore e abbiamo provato a scendere in profondità nei significati che questa frase porta con sé”.
Conclusasi questa domenica, la festa di San Giovanni Bosco negli oratori di Calolzio, Foppenico e Sala ha lasciato molto alla comunità: un nuovo sguardo sull’oratorio, nuovi spunti di riflessione e il valore dell’amore nell’educazione. “L’oratorio ha una lunga tradizione -conclude don Matteo-. Ogni volta è capace di reinventarsi rimanendo saldo nella sua identità. É questo che siamo chiamati a custodire: uno strumento d’educazione in cui i ragazzi si sentono a casa, amati e accolti”.