Illuminare il buio con il dono di sé

Ottanta adolescenti degli oratori di Romano di Lombardia alla scoperta di Monaco

Una scelta diversa per sperimentare lo stare insieme altrove e in un contesto capace di provocare gli adolescenti tra cultura e storia: il camposcuola degli oratori di Romano di Lombardia è nato da questa intuizione e ha coinvolto 85 adolescenti accompagnati da don ed educatori. Insieme hanno trascorso quattro giorni a Monaco di Baviera e il video del loro arrivo in cui “invadono” la piazza ha ricevuto più voti di chiunque altro nel contest #oratoriON conquistando la medaglia d’oro. 

A guidare i passi e lo sguardo degli adolescenti è stata la prospettiva del servizio e del dono. Nel cammino dell’anno pastorale, gli oratori di Romano di Lombardia stanno approfondendo la storia di San Defendente, una figura a cui la comunità è molto devota. “Questo santo – racconta don Giorgio Carobbio, curato degli oratori di Romano di Lombardia- è un martire che ha dato la vita per Dio e per professare la sua fede. Con la sua storia, stiamo approfondendo il tema del servizio interrogandoci sulla nostra capacità di donarci. Nella nostra esperienza a Monaco abbiamo seguito questo filo rosso chiedendoci per cosa ci stiamo spendendo”. 

Tra visite guidate e testimonianze, gli adolescenti di Romano di Lombardia hanno approfondito la storia di Sophie Scholl e dei giovani della Rosa Bianca che lottarono pubblicando una serie di manifesti contro la dittatura nazista. Seguendo questo filone storico, hanno poi visitato Dachau guardando alla storia attraverso i racconti di chi è stato detenuto nel campo di concentramento. Tra le diverse storie è emersa, in particolare, quella di don Antonio Seghezzi. “Nonostante il sacerdote bergamasco sia stato rinchiuso a Dachau per poco tempo -prosegue don Giorgio- ciò che ha colpito gli adolescenti è come don Antonio sia arrivato lì.  Si è consegnato di sua volontà ai nazisti per evitare una rappresaglia che avrebbe messo in pericolo i suoi ragazzi”.

L’esperienza a Monaco di Baviera, dunque, non è stata solo un’occasione per stare insieme e comprendere il valore della condivisione. A tutto ciò è stata aggiunta una prospettiva in grado di indagare le ore buie della storia attraverso la vita di persone che hanno scelto di illuminarle con il dono di sé. Un particolare che ha chiamato in causa ciascun adolescente in prima persona come sottolinea don Giorgio: “Il camposcuola è sempre un tempo prezioso per gli adolescenti. Stando insieme si crea un clima e un gruppo che li aiuta a comprendere che c’è altro al di fuori di noi che ci chiama e ci interroga. Le storie che abbiamo ascoltato possono sembrare remote, ma ci riguardano da vicino. Ci interrogano su come desideriamo spenderci e vivere la fede per noi e per gli altri allargando lo sguardo a Qualcosa di più grande”.
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