Un bisogno emergente e un desiderio di cura: il progetto della Vita Comune Giovani nasce da qui: dal desiderio della Diocesi di Bergamo di rispondere alle nuove esigenze giovanili e alla sempiterna dimensione di servizio a cui la Chiesa è chiamata. “Servire la vita dove la vita accade” si traduce anche così: nell’ascoltare il desiderio di indipendenza e di crescita dei giovani offrendo loro degli spazi e delle esperienze capaci di aiutarli lungo un tratto del loro cammino.
L’esperienza della vita comune non è una novità in Diocesi: qualche parrocchia sta già mettendo a disposizione degli spazi per delle esperienze più o meno durature. Il cambio di passo, però, risiede nella creazione del “Progetto Vita Comune Giovani” con un coordinamento diocesano in grado di fare rete tra le diverse case sul territorio, per accogliere e gestire più richieste e accompagnare queste piccole comunità dentro un percorso con una prospettiva più ampia. L’idea di fondo è quella di un “coordinamento leggero” da parte della Diocesi, che offre una linea comune condivisa, dentro la quale ogni singola realtà possa costruire la propria specificità, accompagnata da équipe locali in rete tra loro. A costituire l’equipe diocesana sono i diversi referenti delle realtà e degli uffici diocesani che afferiscono a questo tipo di iniziativa (UPEE, Ufficio Vocazioni, Ufficio Tempi dello Spirito, Ufficio Pastorale Universitaria, Ufficio Primo Annuncio, Ufficio Vita Consacrata, Azione Cattolica, Seminario Vescovile), insieme ad altri componenti che hanno competenze specifiche ed esperienza diretta di vita comune. Accanto ad essa, si formeranno, appunto, delle équipes locali che declineranno il progetto in base a quelle che saranno le esigenze dei giovani e della comunità che li ospita e li accompagneranno in questa avventura.
La proposta di vita comune si rivolge a giovani dai 19 ai 30 anni, sia studenti che lavoratori, che vivranno per un anno in diverse case sparse per la Diocesi (appartamenti in oratorio o parrocchia, istituti religiosi, enti diocesani). Minimo 3, massimo 7 giovani per casa in base alla sua conformazione.
A sostegno dell’iniziativa è stato steso un vero e proprio progetto educativo, che si basa su tre pilastri fondamentali: la condivisione, il servizio e la preghiera. Prender parte ad un’esperienza di vita comune significa rispondere al desiderio di una condivisione fraterna quotidiana che si oppone alla solitudine del vivere “appartati” e alla richiesta di non essere solamente destinatari dell’azione pastorale, ma co-creatori di percorsi innovativi educativi-formativi e di evangelizzazione. La vita comunitaria tra giovani non è però una risposta di carattere meramente sociale alla solitudine del mondo giovanile oggi, bensì la sua natura è strettamente pastorale: il desiderio profondo è di aiutare i giovani nel loro percorso di crescita e di ricerca di sé stessi e di Dio. Si ha sempre più bisogno di esperienze di vita che possano preparare i giovani a fare scelte definitive, maturando nella libertà interiore attraverso una rete di relazioni. Il lavoro personale che si fa all’interno di una comunità che non è più quella familiare, ma che viene scelta espressamente dal giovane, porta a scontrarsi con i propri limiti (messi in luce proprio dalle relazioni), ma anche a far scoprire o riscoprire le proprie qualità, i propri talenti, per metterli a disposizione degli altri. Soltanto quando ci si sente amati dagli altri, da Dio, si smette di voler competere, di essere in gara con il prossimo e si guarda con misericordia a sé stessi; solo in questa libertà interiore si possono fare scelte serie e definitive, che non rispondano ad un bisogno immediato e mutevole, ma consentano di far crescere ciò che di buono ci è stato regalato, e in questo sta il risvolto meravigliosamente vocazionale della proposta.
Così le esperienze di vita comune potranno donare ai giovani che aderiranno alla proposta, la possibilità di “fare casa”, come sottolineato da Papa Francesco nella Christus Vivit (n° 218): «Fare casa in definitiva è fare famiglia; è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici o funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana. Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi. È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere. Una casa, lo sappiamo tutti molto bene, ha bisogno della collaborazione di tutti.
Per far parte di questa esperienza o per conoscerla più a fondo è possibile contattare l’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva scrivendo una mail a upee@curia.bergamo.it