Oratorio «senza fissa dimora»

Un oratorio senza fissa dimora, ma con fondamenta solide e ben chiare. Può sembrare un paradosso eppure questa è una chiara fotografia degli oratori di Pezzolo, Vilminore e Vilmaggiore di Scalve.

Un oratorio senza fissa dimora, ma con fondamenta solide e ben chiare. Può sembrare un paradosso eppure questa è una chiara fotografia degli oratori di Pezzolo, Vilminore e Vilmaggiore di Scalve. Fare oratorio in val di Scalve significa vivere a pieno le fatiche e le bellezze che una zona di montagna può regalare. Il desiderio di radunare tutti i ragazzi sotto lo stesso tetto si scontra con la debole tradizione dell’oratorio. Nonostante ciò, esso rimane comunque un punto di ritrovo in cui i ragazzi possono crescere insieme anche se non possiede una vera e propria struttura.

“Fare oratorio qui, come nel resto della diocesi di Bergamo –spiega don Angelo Scotti, parroco di Vilminore, Vilmaggiore e Pezzolo di Scalve- significa innanzitutto trasmette la fede alle giovani generazioni in modo che la loro vita assuma dei bei significati”. La cura dei ragazzi è sempre al centro degli obiettivi di ciascun oratorio, ma in val di Scalve questa esigenza è più sentita. Oltre alla volontà di far riflettere i ragazzi e di ampliare il loro sguardo, la grande sfida è quella di abbattere le distanze. “Spesso –prosegue don Angelo- i ragazzi desiderano incontrarsi, ma il loro desiderio è realizzabile solo se le famiglie lo sostengono a pieno. Questo perché ragazzi hanno bisogno di essere portati da una parrocchia all’altra per svolgere delle attività”.

Il mondo degli adulti rimane, anche qui, quello più difficile da raggiungere. I ricordi legati all’oratorio in cui sono cresciuti possono essere un ostacolo non indifferente per le nuove proposte. “In oratorio abbiamo degli adulti molti propositivi. –racconta don Angelo- Molti hanno lo slancio per progettare tante belle iniziative”. Le occasioni per stare insieme, però, fanno fatica essere colte viste le poche adesioni riscontrate. Anche essere don è un’altra grande sfida della val di Scalve. “Qui il don è un tuttofare –spiega don Angelo- io sono parroco e gestisco otto comunità. Non è semplice esserci in tutte le occasioni, ma ci si prova. Sarebbe bello riuscire a creare un gruppo di giovani e adulti che possa arrivare dove il sacerdote non riesce”.

In questo altalenarsi di fatiche e bellezze, la val di Scalve regala anche una bella panoramica sulla collaborazione tra l’oratorio e le realtà del territorio. La ricchezza di un simile legame non è da sottovalutare. Grazie ad esso si può costruire una linea educativa comune così da poter percorre insieme la stessa strada. Non è da sottovalutare nemmeno la collaborazione tra gli oratori della Val di Scalve. Grazie al supporto di don Antonio Locatelli, parroco di Colere e responsabile della pastorale giovanile della valle, molte iniziative sono stata messe in atto e molte altre saranno realizzate.

Un’altra prospettiva affascinante è quella che riguarda ragazzi che abitano la valle. “Il desiderio di stare insieme è tanto –sottolinea don Angelo- e la voglia di proporsi dei ragazzi è forte. Non avendo una struttura fissa, l’oratorio non ha vincoli. Si può fare oratorio facendo una passeggiata alla diga del Gleno oppure organizzando una cena in un’altra struttura. Si può fare oratorio ovunque”.
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