Da Gorle a Cuba
L’avventura della missione portata nell'oratorio di Gorle.
“Sono partita per fare chiarezza”. Ci sono mille motivi per mettere il piede su un aereo e scegliere di prendersi del tempo per sé. Chiara è partita per fare chiarezza e per farlo ha scelto di vivere un’esperienza di missione. Non una vacanza come ce ne sono tante, ma un viaggio che rimane nel cuore in un modo o nell’altro. Chiara Del Monte è una ragazza di ventitré anni, originaria di Gorle ed è una studentessa all’ultimo anno di laurea magistrale in filologia moderna. Lei si definisce una pendolare che, tra un treno preso e uno cancellato, ha sempre nutrito grande affetto per la realtà dell’oratorio e da maggio è diventata consigliere di maggioranza del proprio Comune. Nel tempo libero gioca a pallavolo e il desiderio di andare in missione quest’estate è diventato realtà.
Perchè partire per la missione?
“Sentivo racconti e vedevo persone radiose -spiega Chiara Del Monte- e mi sono detta ‘Chissà se anche io un giorno potrò splendere così nel raccontare il mio incontro con l’altro’. Penso che quest’anno, poi, si sia presentato come occasione particolare. Ormai non mi mancano molte estati da studente e poi il mio desiderio si è trasformato in bisogno. Durante l’anno mi sono sentita un po’ schiacciata dalle cose da fare. Sentivo di aver perso la poesia dello sguardo con cui da sempre cercavo di impegnarmi su diversi fronti. Quando il peso del fare supera il senso penso sia necessario fermarsi per dare un nuovo ordine. Sono partita per fare chiarezza perché, a volte, è allontanandosi da tutto che si ritrova sé stessi. Forse non da tutto. Desideravo, infatti, che fosse un’esperienza di fede con cui misurarmi e interrogarmi”.
Una volta presa la decisione, Chiara si è rivolta al Centro Missionario Diocesano che ha preparato lei e tanti giovani missionari alla partenza. Risolvendo dubbi, creando attese e prendendosi cura di ogni partente, la formazione del Centro Missionario è stata un punto di confronto per tutti i giovani con il desiderio di partire nel cuore.
E la missione? Com’è?
Zaino in spalla e Chiara, insieme alla sua compagna di viaggio Paola, è partita per Cuba. “Io e Paola siamo partite con una buona dose di curiosità -racconta Chiara-. Perché una missione a Cuba? Perché la nostra diocesi investe i suoi sacerdoti in questa terra? Non è una delle missioni di cui si sente parlare spesso. A Baracoa, vivere la missione non significa fare, ma lasciarsi attraversare dal fare degli altri accompagnando con presenza e sguardo costante”.
“Abbiamo seguito la vita appassionata di don Massimo e don Efrem cercando di renderla più nostra possibile. Questo assiduo guardare è forse una delle cose più forti che ho portato a casa. Qui ciascuno ha la sua agenda, impegni prestabiliti e decisioni da compiere. Ciascuno è davvero il pilota della propria vita. A Cuba è diventato fondamentale farsi da parte accogliendo tutto come una grazia. Baracoa è sentirsi ‘servi inutili’, ma cercati dallo sguardo di tutti. È stata riscoprire nel silenzio non un tempo sterile, ma una possibilità di rendere il vuoto uno spazio da riempire di senso”.
Testimoni straordinari per un mese missionario straordinario
Dall’oratorio di Gorle passando per Cuba si è arrivati negli oratori di Almenno San Salvatore e Bagnatica. Nel mese missionario straordinario, Chiara ha portato e sta portando la propria esperienza negli oratori bergamaschi per far conoscere meglio la realtà della missione a tutti. Bambini, ragazzi e adulti si sono messi in ascolto di lei e di tanti giovani che quest’estate hanno scelto di partire per la missione.
“In questo mese missionario straordinario cerco di farmi testimone di entusiasmo. In ogni incontro che faccio provo a testimoniare la grandezza di un incontro che progressivamente ha riempito di senso il nostro essere in missione. È l’incontro con la Parola, con una fede completamente diversa dalla nostra e che regola davvero la vita delle persone. A Cuba chi crede, crede per davvero. Alla luce di questo è diventato più facile parlare di quanto ci è stato regalato in così poco tempo. La missione non è finita, anzi. Va avanti ogni giorno nel cogliere i frutti di un’esperienza che ha gettato radici solide”.
Partire, mettersi in gioco…
Ad un motivo per partire se ne sono aggiunti molti altri. A chi è indeciso Chiara suggerisce di “non smettere di mettersi in dubbio e in gioco”. Buttarsi e mettersi in gioco sono dei buoni punti di partenza per scoprire come la missione doni vita a chi la compie.