Vicino alla comunità con preghiera e servizio

L’oratorio di Verdello reinventa le proprie attività per stare vicino alla comunità.

 

Vivere l’oratorio in questo tempo sembra impossibile, ma non lo è. Non ci si può incontrare, ma nulla vieta di rimanere uniti anche se distanti. Gli oratori in questi giorni si stanno reinventando adattando le loro attività per raggiungere ciascuno nella propria casa. L’oratorio di Verdello ha fatto lo stesso mettendo in atto ogni strumento possibile per stare vicino alla comunità. Le difficoltà non mancano, ma anche la speranza non è da meno.

Quando sono iniziate le restrizioni per prevenire il contagio, l’oratorio di Verdello si è messo subito in moto per riformulare le proposte. I momenti di riflessione hanno iniziato a viaggiare sui canali social e tramite WhatsApp con l’obiettivo di prepararsi alla Pasqua, ma soprattutto di far sentire unita la comunità.

“Noi sacerdoti tutte le mattine celebriamo l’Eucarestia, senza la presenza fisica dei fedeli, ma in comunione con tutta la comunità – racconta don Christopher Seminati, curato dell’oratorio di Verdello -. Stiamo, però, cercando di promuovere il più possibile la preghiera nelle case. Stiamo cercando di favorire la preghiera nella chiesa domestica che è la famiglia. Insieme ai catechisti ogni giorno mandiamo ai genitori dei ragazzi del materiale per pregare, a volte anche solo un promemoria. Un piccolo suggerimento che abbiamo dato è quello di inviare nei gruppi Whatsapp l’emoji di una candela o di pubblicare una foto quando alla sera vivono la preghiera in famiglia. Questo diventa un modo per avvertire che anche gli altri stanno pregando e ci fa sentire tutti più uniti”.

Ogni domenica, sui social, don Christopher pubblica un video a portata di adolescenti e giovani per riflettere sulla condizione che si sta vivendo cogliendo dei nessi con il Vangelo. La scorsa domenica, la comunità ha ricevuto una sorpresa. Alla fine della messa trasmessa su Bergamo TV, tutti dalle loro case sono stati invitati a cantare ‘Re dei Re’. Un modo per dare speranza in una domenica insolita e più difficile del solito.

L’oratorio di Verdello si è messo subito a disposizione delle comunità in tutti modi possibili. Da circa due settimane sul territorio è attivo un servizio per aiutare tutti, soprattutto gli anziani. “L’associazione dei commercianti di Verdello ha capito che era il momento di invitare le persone a uscire di casa il meno possibile – prosegue don Christopher -. Volendo, però, garantire a tutti la possibilità di avere il necessario per rimanere in casa, Rossana Magri, la cartolaia, mi ha chiesto aiuto. C’era bisogno di coinvolgere quante più persone per svolgere questo servizio”.

“Sappiamo che l’oratorio e la parrocchia sono ambienti nei quali il servizio viene vissuto non solo come volontariato, ma come apostolato. Ogni gesto di cura è una risposta alla chiamata ad essere più umani, veramente umani, secondo l’umanità che ci ha insegnato Gesù. A poco a poco il numero delle persone disponibili è cresciuto ed è ora coordinato dal Comune di Verdello perché venga svolto nel rispetto del recente decreto”.

Il momento rimane comunque delicato per una comunità attraversata dall’emergenza. La vicinanza viene dimostrata tramite una chiamata o una teleconferenza con cui i sacerdoti cercano di raggiungere tutti. “È diverso dal fare una trasmissione in streaming. Non parli da solo alla telecamera. Guardi in faccia tutti coloro che sono in attesa di rassicurazioni e si vive insieme l’attesa del momento in cui l’incontro tra noi potrà tornare ad essere reale”.

Anche i sacerdoti sono molto coinvolti da questa situazione di emergenza. “Sono giorni particolari e tristi. È comune avvertire un senso di impotenza. Io personalmente inizio la giornata con la celebrazione della Messa e lo faccio pensando a tutte le persone che non possono essere con me, ma che vorrebbero. Poi è normale avvertire il desiderio di mobilitarsi per fare qualcosa di più. Diversi giorni fa mi sono interrogato su cosa potesse essere veramente utile”.

“Un grande aiuto che penso di poter dare è continuare ad alimentare la speranza e la positività in tutta la comunità. L’ho capito in modo particolare quando anche io sono rimasto molto provato dalla scomparsa di don Mariano, parroco di Urgnano, comunità dalla quale provengo. Non è facile per la nostra gente sentire diverse ambulanze lungo la giornata o addirittura sentire le campane suonare a lutto”.

“Avverto tanta angoscia specialmente da quelle famiglie che sono provate anche solo dal fatto di essere in quarantena e preoccupate per avere un parente ricoverato. Una telefonata del don è spesso gradita: è un modo per dimostrare affetto. Tanto affetto e tanta solidarietà la meritano anche gli operatori sanitari, i medici e gli infermieri. Quelli che conosco io, in questi giorni, mi hanno testimoniato la drammaticità del momento dal punto di vista di chi vive in prima linea il soccorso. Hanno bisogno di ascolto, anche attraverso qualche messaggio”.

“Infine -conclude don Christopher- la cosa più preziosa che sto cercando di fare è pregare e invitare le persone ad affidarsi al Signore. Ravvivare la preghiera. Qualcuno si chiede che vantaggio può portare la preghiera di fronte a un’emergenza sanitaria. In questi giorni stiamo vivendo più in profondità alcuni legami, quelli in famiglia per forza di cose, ma anche alcune amicizie facendo qualche telefonata che desideravamo fare da tempo. La telefonata con una persona amica non mi risolve il problema, ma aiuta a viverlo. Nelle relazioni vere scopriamo chi siamo realmente. Il legame con il Signore è la relazione per eccellenza. Nell’incontro con il Creatore ci riscopriamo creature amate e questo ci aiuta davvero a vivere con fiducia questo tempo di prova”.

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