Rileggere il 2020 è una pratica che tutti hanno provare a fare nei giorni scorsi. Un anno così insolito non può certo passare inosservato, ma c’è anche chi ha preferito andare a fondo della questione e passare il “Capodanno in zona celeste”. Proprio così: i giovani dell’oratorio di Osio Sotto e il loro curato, don Gabriele Bonzi, hanno trascorso gli ultimi giorni del 2020 e primi del nuovo anno in seminario per pregare insieme nel pieno rispetto delle normative. Insieme hanno scelto di vivere un ritiro spirituale in giorni associati più alle vacanze che alla preghiera, ma i giovani hanno accettato la sfida con coraggio e fiducia.
“L’esperienza è l’evoluzione del cammino scandito dai Vespritz, dei momenti di preghiera dedicati ai giovani ogni fine settimana -racconta don Gabriele-. Solitamente in questo periodo eravamo impegnati con i campi scuola e le attività natalizie, ma viste le normative e l’anno difficile, abbiamo scelto di proporre un’esperienza diversa. Devo riconoscere che i giovani hanno avuto coraggio nello scegliere di fare gli esercizi spirituali e anche molta fiducia nell’accogliere l’idea”.
Il ritiro è iniziato la sera del 30 dicembre per poi concludersi nella giornata del due gennaio: quattro giorni vissuti in seminario con una routine scandita dalla pregheria. Dal film “Nativity”, la riflessione è proseguita con quattro meditazioni attorno ai Vangeli dell’infanzia di Gesù e anche con un lavoro di rilettura e progettazione sempre con lo sguardo verso il futuro. I giovani, poi, hanno potuto calarsi in uno dei personaggi del presepe per vedere da più vicino quel bambino che cambierà il mondo. Nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio è stato vissuto il momento più inteso e atteso del ritiro. A mezzanotte don Gabriele e i suoi giovani hanno celebrato la messa per poi proseguire fino al mattino con l’adorazione eucaristica a turni, un momento che hanno scelto di chiamare “After con Gesù”. Un modo diverso per accogliere il nuovo anno, ma sicuramente carico di emozioni, pensieri, idee, progetti, voglia di futuro e desideri messi davanti a Dio.
Al termine di un anno così intricato, la rilettura era non solo che necessaria, ma doverosa. Scegliere di farla tramite un ritiro a Capodanno è segno di voler mettere al centro ciò che è davvero essenziale. “La pandemia è un problema, ma si può rivelare anche un’occasione in certi casi – prosegue don Gabriele-. Sicuramente il ritiro è una proposta più alta ed esigente, però è anche la più arricchente. Una delle poche cose che ci è consentito fare è pregare e dobbiamo cogliere questo segno come un’occasione in cui riscoprire l’essenzialità. Lo Spirito Santo riporta al centro ciò che è il cuore della fede cristiana. Possiamo offrire ai giovani un futuro migliore, una promessa di felicità. L’augurio è quello di tornare alla vita di prima, non per tornare a fare ciò che facevamo, ma per iniziare un nuovo cammino proprio come hanno fatto i Re Magi”. Non a caso il titolo delle meditazioni e delle attività era “Seguendo una stella” proprio a ribadire il buon auspico per il 2021.
Vivere gli esercizi spirituali significa mettersi in gioco, non avere paura di cambiare e avere voglia di stare da soli con i propri pensieri. È una sorta sfida in cui dire “Ci sto” ha un significato diverso rispetto all’adesione ad altre attività fatte in oratorio. Fabio, ad esempio, ha scelto di partecipare alla proposta per fiducia e per proseguire un cammino di fede che nel 2020 è tornato ad essere più intenso. “Sono partito da casa senza sapere cosa aspettarmi -spiega Fabio Fabbris, giovane dell’oratorio di Osio Sotto- e sono tornato a casa meravigliato. Inizialmente avevo il timore di non riuscire a stare sul pezzo durante la giornata scandita dalla preghiera. La paura ha poi lasciato spazio allo stupore. Scavare dentro di sé aiutato dalle parole del Vangelo è un’esperienza forte che riesce a metterti in discussione, a trovare risposte e a porti nuove domande. Come ci ha detto don Gabriele, bisogna far nostro quel ‘non temere’ che l’angelo dice a Maria. Nella Bibbia, la frase ‘non temere’ è ripetuta 365 volte. È bello pensare che Dio ci chieda di affidarci a lui ogni giorno e non smetta mai di chiedercelo”.