C'è bisogno di allegria
I giovani dell’oratorio di Dalmine si sono messi a disposizione con il desiderio di mettersi in discussione e trasmettere la loro passione agli animatori.
I percorsi di formazione in preparazione al prossimo CRE che in questi giorni si stanno svolgendo in molti oratori sono il primo step per costruire un’estate all’insegna della speranza. A mettersi in gioco ci sono sacerdoti, adolescenti, giovani e tante comunità con lo scopo di accompagnare il ritorno alla socialità di bambini e ragazzi. Come sempre i giovani si giocheranno all’interno dei CRE rivestendo il ruolo del coordinatore, una figura che, durante questo tempo, ha assunto nuove caratteristiche. Consapevoli di tutto ciò, i giovani dell’oratorio di Dalmine si sono messi a disposizione con il desiderio di mettersi in discussione e trasmettere la loro passione agli animatori.
Il CRE che va modellandosi in questi giorni è un’esperienza diversa dalle altre estati e non solo per un fattore di sicurezza, ma soprattutto per le esigenze emerse nella comunità. Il primo passo dei coordinatori è stato quello di traghettare gli adolescenti dal loro percorso annuale alla formazione per il CRE. “A differenza degli scorsi anni in cui i ragazzi finivano un percorso per iniziarne uno nuovo, abbiamo scelto di dedicare tre incontri al tema del servizio collegando ciò che è stato fatto durante il cammino adolescenti a ciò che ci aspetterà in estate -spiega Rosa, educatrice dell’oratorio di Dalmine-. Abbiamo scelto di dare continuità a ciò che stavamo facendo e alle tematiche affrontate per non perdere i passi fatti durante l’anno”. Dopo questi primi tre incontri, gli adolescenti sono stati divisi in tre percorsi formativi in base alla loro età. I più giovani, di prima e seconda superiore, si concentreranno sull’animazione, sul gioco e il rapporto con i bambini. Gli adolescenti di terza e quarta superiore rileggeranno la figura dell’animatore, mentre quelli di quinta superiore si focalizzeranno sulla tematica della responsabilità.
La formazione rispecchia a pieno la suddivisione dei compiti che durante il CRE vedrà impegnati i coordinatori nella gestione di bambini e ragazzi con l’aiuto di tanti animatori rivestiti di responsabilità diverse: è una riorganizzazione che mette al centro la fiducia. “Essere coordinatori quest’anno -prosegue Rosa- significa scardinare alcune strutture a cui eravamo abituati in passato. Sarà un’estate nuova in cui daremo spazio alla creatività, ma questo non vuol dire che arriveremo impreparati. Desideriamo responsabilizzare gli animatori dandogli fiducia e mettendoci in ascolto della loro propositività in modo da arricchire l’esperienza dei più piccoli. Questo CRE sarà un’occasione importante per crescere insieme”.
A evidenziare ancora di più il concetto sono le motivazioni che hanno spinto i giovani dell’oratorio di Dalmine a diventare coordinatori come racconta Cristina: “Ho accettato di fare la coordinatrice perché vorrei che gli adolescenti possano sentirsi accolti e, nell’accoglienza, sentirsi liberi di esprimersi, di mettersi in gioco, di liberare tutto quello che hanno dentro e che possono mettere a nostra disposizione. C’è un mondo dentro tutti loro che ha solo bisogno di essere messo in luce dopo un anno di ‘invisibilità’. Riuscire a fare il CRE vuol dire dare a bambini e ragazzi la possibilità di tornare a vivere la vita in gruppo. È un’occasione per creare e riprendere le relazioni, ma soprattutto per tornare ad essere se stessi ed esprimersi giocando perché il gioco è uno dei momenti più importanti per la crescita e la socializzazione dei nostri bambini e ragazzi”. Mettersi in gioco come coordinatori, oggi più che mai, significa dare a una comunità intera la possibilità di tornare alla socialità, ma anche a quell’allegria di cui, secondo i giovani dell’oratorio di Dalmine, c’è tanto bisogno.