Occhi, Wi-Fi o astronauti?
Tutto è cominciato con un semplice incontro di preghiera con cinquanta adolescenti per partire con la riflessione all'oratorio di Seriate.
Aperture e chiusure, passaggi da una zona all’altra con possibilità diverse, incontri da ripensare per agganciare i ragazzi: l’attività degli oratori procede reinventandosi e cercando ogni volta un modo per stare accanto ai più giovani della comunità. Nonostante possa sembrare un periodo meno frenetico, si rischia di essere sovrastati da questo oscillare tra possibilità e restrizioni facendo fatica a inquadrare la realtà in cui si è immersi. Per evitare questo rischio, però, una soluzione c’è: non smettere di incrociare lo sguardo di chi scegliamo di prenderci cura. Per far scattare la scintilla di questa riflessione, all’oratorio di Seriate è bastato veramente poco. Tutto è cominciato con un semplice incontro di preghiera con cinquanta adolescenti.
“Da quando abbiamo ricominciato il cammino adolescenti -racconta don Fabiano Finazzi, curato dell’oratorio di Seriate- i ragazzi sono sempre stati costanti e molto presenti. Sia in presenza che online sono sempre stati molto desiderosi d’incontrarsi, ma la riflessione è stata provocata da una loro scelta. Quando siamo entrati in zona rossa abbiamo proposto loro di scegliere tra un incontro online e la preghiera in presenza. Senza pensarci, i ragazzi hanno scelto la seconda opzione mostrandoci, ancora una volta, tutta la loro voglia di incontrarsi. Ci è venuta subito spontanea una domanda: come vediamo gli adolescenti?”.
Da qui è nata una condivisione fatta di sguardi. Gli educatori dell’oratorio di Seriate hanno iniziato a riflettere rispetto a come loro vedano gli adolescenti. Ciascuno di loro ha proposto cinque parole andando a comporre una finestra affacciata sul mondo adolescenziale e ricca di tante parole con l’arduo compito di rappresentarlo. A questi aggettivi si è aggiunta anche la riflessione di una dottoressa che ha inquadrato gli adolescenti in cinque immagini: astronauti, Wi-Fi, occhi, motorini in garage e pesci in una boccia. Oggi, in questo preciso momento storico, un ragazzo può essere raccontato in tanti modi. Può essere un astronauta che si allena per la sua missione, può essere degli occhi che sfuggono oltre la mascherina, la rete Wi-Fi che gli permette di connettersi con il resto del mondo, dei motorini in attesa di ripartire oppure dei pesci in una boccia paragonabile a una casa che, a volte, può star stretta.
Raccolto tutto il materiale della prima riflessione, don Fabiano e i suoi educatori hanno incontrato tutti i cinquanta adolescenti in Chiesa per confrontare il proprio sguardo con il loro. “I ragazzi hanno composto il loro specchio di parole con cui hanno provato a descriversi. Nonostante da entrambi gli sguardi siano emerse parole come insicurezza, noia e stanchezza -prosegue don Fabiano- c’erano anche tante parole che esprimono un divenire. In noi abitano emozioni ambivalenti ed è proprio da questo che vogliamo ripartire”. Gli adolescenti possono essere degli astronauti un po’ insicuri o dei pesci rossi coraggiosi e desiderosi di affrontare l’immensità del mare. Ciò che conta, da educatori, è essere consci di questa ambivalenza e consapevoli dei punti in comune tra gli sguardi. Il raccordo tra finestra e specchio è rappresentato da parole che esprimono tutto il desiderio di vivere la propria vita al meglio.
Al termine di questa riflessione dagli sguardi incrociati, è tempo di proseguire il cammino. “Come oratorio ci portiamo a casa la voglia di non smettere mai di confrontarci con i nostri ragazzi -conclude don Fabiano-. Vogliamo tenere aperta ogni porta, ogni possibilità di incontro e di responsabilità che possa far crescere ciascun adolescente con la cura che questo richiede”. Il bagaglio peserà un po’ di più, ma si continua più slanciati di prima.