Take a breath
Prima di ciò che fai, esiste ciò che sei: la riflessione con gli adolescenti dell'oratorio di Ranica.
Prima di ciò che fai, esiste ciò che sei. Spesso, nella frenesia della routine, questa sottolineatura si va a perdere tra i mille fogli d’appunti e gli impegni in agenda e si corre il rischio di darla per scontata. Può sembrare un concetto semplice, ma è un’idea che tante volte viene sovrastata dalle ansie e delle insicurezze che gli adolescenti vivono quotidianamente. È per questo motivo che all’oratorio di Ranica ci si è detti “Take a breath”: concediti un momento di respiro per fare ordine dentro di te.
Vita comune all’oratorio di Ranica
Vedendo gli adolescenti un po’ in difficoltà nell’ultimo periodo, gli educatori hanno pensato di proporre due giorni di vita comune a tutti i loro ragazzi. “Take a breath” è stato il motto della proposta con l’intento di mettere in risalto la semplicità e l’informalità di condividere tempi, spazi e incontri. “Credo che questi giorni abbiano aiutato gli adolescenti a ritrovarsi -racconta Andrea Camozzini, educatore dell’oratorio di Ranica-. Abbiamo vissuto momenti all’insegna della semplicità e dell’informalità e questo è sicuramente un punto di forza dell’esperienza. Facendo dell’oratorio casa siamo riusciti a vivere a pieno ogni sua sfaccettatura e a tessere nuove relazioni”.
Durante questi giorni, gli adolescenti hanno abitato l’oratorio di Ranica tra faccende domestiche, compiti, preghiera, animazione e confronto. È stata un’esperienza a 360 gradi dell’oratorio in sé, ma anche una riscoperta di se stessi. “Un valore aggiunto della vita comune -prosegue Andrea – è il percorso di fede. In questa tappa allargata del cammino abbiamo avuto la possibilità di fare un affondo più significativo. Gli adolescenti si sono presi del tempo per porsi di fronte a Dio in maniera più tranquilla e intima rispetto alla routine esterna”. E forse la preghiera è stato proprio quell’ingrediente che più di tutti ha lasciato qualcosa ai ragazzi: una rilettura di ciò che sono, più di ciò che fanno.
“Take a breath”: il messaggio per gli adolescenti
“Il titolo della proposta ‘Take a breath’ -spiega Giulia Pellicioli, educatrice dell’oratorio di Ranica – è nato proprio dall’esigenza di prendersi un momento per sé. Per gli adolescenti è un periodo caratterizzato da ansie e insicurezze soprattutto dal punto di vista scolastico. Sentivamo la necessità di fargli prendere un respiro e di lanciar loro un messaggio: prima delle nostre opere, c’è ciò che siamo”. Partendo da questa provocazione, gli educatori hanno introdotto gli adolescenti alla vita comune attraverso un testo di Alessandro d’Avenia. Nel suo affondo, il professore siciliano evidenzia come il successo arrivi sempre dopo la felicità. Il rischio che si corre, altrimenti, è quello di non cogliere la vita, di non curare il proprio essere.
“In linea con il tema proposto – conclude Michela Benigni, anche lei educatrice dell’oratorio di Ranica- ‘Take a breath’ ha dato ai ragazzi, ma anche ai noi educatori, la possibilità di fermarsi un po’ rispetto alla solita routine. C’è chi si è dedicato ai propri hobby e chi ha avuto la possibilità di conoscerne e sperimentarne di nuovi. Sia gli educatori che gli adolescenti hanno potuto mettersi alla prova. I primi nella preparazione di attività e giochi per tutti i gusti, i secondi nelle mansioni di vita quotidiana richieste dalla vita comune. Il nostro bagaglio ha anche un punto comune: tutte le riflessioni suscitate dai momenti di confronto e di preghiera”.
Nella semplicità e nell’informalità, gli adolescenti e gli educatori dell’oratorio di Ranica sono stati protagonisti di una vita comune preziosa per il loro cammino. Dopo due anni di aperture e chiusure altalenanti dovute alla pandemia, questi giorni sono stati l’occasione perfetta per tornare a tessere dei legami tra gruppi di età diverse. Tutti hanno colto l’opportunità, non solo di guardare dentro di sé e fare ordine, ma anche di guardare all’altro. Perché prima dei successi e delle opere, c’è ciò che vivi, condividi e sperimenti con chi hai accanto lungo il cammino. È questione di priorità, di dare precedenza alla felicità.