Un nastro celeste per unire la comunità
“L’oratorio è di tutti”: l'oratorio di Azzano apre le porte alla comunità.
Dividere, separare, incasellare, etichettare: sono tutti verbi che silenziosamente ingombrano la quotidianità di tutti. È del tutto normale perché, delle volte, occorre organizzarsi e si avverte la necessità di avere riferimenti chiari nel nostro fare. “L’oratorio è dei giovani, al resto pensino gli adulti” potrebbe capitare di sentire. È un tentativo di definire e dare uno scopo, un obiettivo a un luogo come questo. Forse, però, il rischio che si corre è quello di dividere l’oratorio dal resto della comunità, di trattarlo come una questione a parte o di cadere in comode distinzioni tra un “noi” e un “loro”. Proprio da questo pensiero è partito un nastro celeste che ha visto protagonisti i volontari dell’oratorio di Azzano San Paoloe tutta la comunità. Partendo da un gesto semplice e concreto hanno lanciato un messaggio forte e chiaro: l’oratorio c’è ed è di tutta la comunità.
Un’opera d’arte riproposta in chiesa ad Azzano
Sfruttando la festa di San Giovanni Bosco, i giovani dell’oratorio di Azzano hanno dato voce a una riflessione che durava da diverso tempo. “Spesso corriamo il rischio di far passare l’oratorio come un piccolo luogo a sé stante quando in realtà ha bisogno dell’aiuto di tutti per mantenersi vivo” spiega Elisabetta Sapio, una giovane volontaria. Il gesto trovato per mettere in risalto il legame profondo tra oratorio e comunità ha tratto ispirazione da un’opera di Maria Lai. “Legarsi alla montagna” è un’opera d’arte performativa in cui l’artista ha legato tra loro tutte le case di Ulassai, un piccolo paese situato in Sardegna, con la montagna sovrastante. Un nastro celeste percorreva tutte le strade mettendo in stretta connessione tutte le abitazioni fino ad arrivare al monte. Lo stesso meccanismo è stato riproposto in chiesa ad Azzano con l’obiettivo di valorizzare il legame dell’oratorio con tutta la comunità.
Il fine settimana di San Giovanni Bosco è stato il punto di partenza di questo nuovo percorso. “Durante le messe di quel weekend -prosegue Elisabetta- abbiamo replicato l’opera d’arte in chiesa. Mentre i lettori davano voce alle testimonianze degli abitanti di Ulassai, gli adolescenti e i giovani sono passati tra i banchi facendo scorrere il nastro celeste tra i banchi. È stato un piccolo gesto di unione a cui ciascuno si è aggrappato per sentirsi partecipe: è ciò che speriamo si replichi nella realtà”.
L’impegno del costruire legami e lavorare all’unione
Lavorare all’unione, però, non è semplice e i giovani dell’oratorio di Azzano lo sanno bene. In chiesa, infatti, i brani letti davano cinque punti di vista differenti non sempre concordi sul fatto di legarsi a case di sconosciuti oppure di persone con cui si era discusso in passato. Le cinque testimonianze restituivano il quadro generale dell’impegno da vivere per generare unità. C’era il racconto di un padre che parlava di tutta la sua perplessità nei confronti dell’opera d’arte. La sua diffidenza nasceva soprattutto dal rapporto difficile con il vicino di casa. Dall’altro lato, però, è stata letta anche la controparte del vicino che si diceva felicissimo di avere l’opportunità di chiarire i problemi del passato attraverso questo nastro celeste. Tutti racconti di vita che hanno dato voce a spaccati diversi, ma utili per avere una visione d’insieme.
“Il nastro celeste è partito dalla chiesa, ma non si fermerà lì -evidenzia Elisabetta-. È già arrivato in oratorio e da lì è sbarcato sui nostri social. Il nostro desiderio è quello di coinvolgere la comunità, ma anche di raggiungere chi in oratorio fa fatica ad entrarci. I social daranno risalto alle tappe del cammino e ogni mese daremo spazio a un racconto e a un particolare diverso dell’oratorio”.
La sfida di un oratorio in uscita
Ad Azzano si rinnova una sfida cruciale per tutti gli oratori della nostra diocesi: non chiudersi tra quattro mura, ma uscire, confrontarsi, coinvolgere e far riscoprire la bellezza dei valori che lo contraddistinguono. “L’oratorio non è solo di chi lo vive quotidianamente, l’oratorio è di tutti. È vivo perché c’è una comunità che lo sostiene ed è partecipe. Speriamo che questo segno possa spronare la riflessione di molti e creare nuovi legami. Perché l’oratorio non è uno stare tra noi, ma uno stare insieme”.