La parola ripartenza ha una definizione ben precisa. Significa “rimettersi in viaggio” e per farlo esistono tanti modi diversi. Nel mondo degli oratori, forse, questa parola non suona molto bene. È stato ampiamente riconosciuto come nel periodo della pandemia il lavoro non si sia mai fermato, però, delle volte, la parola ripartenza può assumere anche significati diversi. Per l’oratorio di Borgo Santa Caterina a Bergamo è un sogno che diventa realtà: la ristrutturazione dell’oratorio. L’inaugurazione del 19 settembre scorso è stato un punto di partenza importante per tutta la comunità. Tutti, infatti, sono coinvolti in un progetto che sa di futuro ed è espressione di un desiderio portato a compimento.
Il progetto di ristrutturazione è nato da un lavoro collettivo
“Come ogni progetto di ristrutturazione siamo partiti da alcune proposte dell’architetto Giovanni Remuzzi a cui abbiamo affidato l’incarico per questioni sia storiche sia affettive. Lui, infatti, è il figlio dell’architetto che progettò il nostro oratorio inaugurato nel 1957 – racconta Stefano Giavazzi, membro dell’équipe educativa dell’oratorio di Borgo Santa Caterina -. Abbiamo coinvolto le persone più vicine e partecipi alla vita dell’oratorio per ascoltare i loro consigli e da questo lavoro collettivo è nato il progetto definitivo. L’idea centrale è stata quella di creare una sorta di piazza, subito all’ingresso, laddove prima c’era il passaggio per il campetto. Questa piazza ha l’obiettivo di dare un senso di accoglienza, del ritrovo e dello stare insieme”.
Nel concreto, l’oratorio di Borgo Santa Caterina ha visto allargarsi la zona dedicata al bar e allo spazio giochi, mentre la segreteria è stata resa soprattutto un luogo di accoglienza e di cura. Anche negli altri spazi hanno seguito la linea dell’accoglienza e della condivisione.
La cucina è diventata più funzionale, nelle aule gli spazi sono stati ottimizzati ed è stata realizzata una cappella per il raccoglimento personale e di piccoli gruppi. Quest’ultima, su consiglio dell’equipe educativa, merita di essere visitata.
L’oratorio come luogo accogliente e aperto a tutti
Ciò che ha spronato i volontari dell’oratorio e don Luca Martinelli, curato della parrocchia di Borgo Santa Caterina, a pensare a un oratorio rinnovato sono state le diverse esigenze risuonate nella comunità. “Oltre al necessario e non più rinviabile intervento tecnico dovuto agli anni sulle spalle del nostro oratorio – commenta Luca – abbiamo cercato di creare un luogo accogliente e aperto a tutti. Come comunità sentiamo il bisogno di essere prossimi a chi si è allontanato o non si è mai approcciato al mondo oratoriale. Vogliamo esserci per le giovani generazioni e abbiamo pensato l’oratorio soprattutto per loro. Desideriamo accogliere bambini, ragazzi e giovani insieme loro famiglie, ma anche agli altri abitanti del quartiere: ci piacerebbe diventasse appunto ‘la piazza del nostro quartiere, un punto di ritrovo e di vita comunitaria”.
“L’équipe ha avuto un ruolo centrale fin dalla ideazione di questo progetto di rifacimento lavorando sul ‘come ristrutturare’, ma soprattutto sul ‘perché’. Ha ragionato su come rendere i cambiamenti strutturali coerenti e in linea con l’idea di Oratorio alla base del Progetto educativo redatto in questi ultimi anni. Ora, nel nostro servizio c’è una responsabilità in più. Il nuovo oratorio è stato inaugurato e sarà nostra premura gestirlo e viverlo nel migliore dei modi. Ci impegneremo a farlo giorno dopo giorno, anche quando l’entusiasmo inaugurale andrà scemando”.
Non è solo una sistemazione degli spazi: stile, metodo e sentimento
La ristrutturazione dell’oratorio, però, non rappresenta solo una sistemazione degli spazi. Dietro a un progetto come questo vi è uno stile, un metodo e un sentimento che prende corpo nelle persone che abitano all’oratorio. La ripartenza, quindi, si traduce anche con la sfida di portare avanti tutto ciò.
“Il nostro slogan per l’inaugurazione è ‘Fissatolo lo amò’. trasmette l’idea che alla base del ‘sistema Oratorio’, composto da tanti spazi e attività, deve esserci uno sguardo che fa sentire amati. Lo stesso sguardo con cui Gesù ci ama, che a nostra volta siamo chiamati a rivolgere agli altri, a tutta la comunità – conclude Stefano -. Non è scontato ai giorni nostri: avere un luogo dove fare comunità, dove crescere insieme i nostri piccoli, dove proporre attività educative, culturali, ludiche. Torniamo al concetto di piazza, di incontro e di scambio: è fondamentale ovunque, ma soprattutto in Borgo Santa Caterina. Una piazza vera e propria non c’è, ma da oggi potrà esserci”.