Passi condivisi per crescere nella relazione

Conoscenza e riconoscenza alla base del campo-scuola adolescenti dell'oratorio di Monterosso

Conoscenza e riconoscenza: se la prima parola per un adolescente è pane quotidiano, la relazione con l’altro (anche con la A maiuscola) è una sfida che accompagna l’uomo per tutta la vita. Perché non si tratta solo di se stessi o delle proprie azioni, ma anche di una buona dose di fiducia da mettere in gioco per una relazione che porti alla riconoscenza. Durante il loro camposcuola a Colere, gli adolescenti dell’oratorio di Monterosso hanno potuto sperimentare tutto questo sulla loro pelle in modo molto concreto. Cinque sono stati i giorni passati insieme nella tranquillità delle montagne, ma tantissimi sono gli spunti generati da un’esperienza simile come racconta Francesca Nozza, una degli educatori dell’oratorio di Monterosso.

 

“Qualche settimana fa a Colere abbiamo vissuto insieme ai nostri adolescenti l’esperienza del campo invernale. È stata la conclusione di un cammino iniziato con l’Avvento che li ha preparati al Natale e avvicinati alla dinamica della conoscenza-riconoscenza. A partire dalle impressioni e dai racconti collezionati una volta tornati a casa, siamo riusciti a cogliere i momenti e le immagini che hanno lasciato un segno in tutti noi”. Attraverso questa rilettura puntuale, gli educatori hanno potuto individuare ciò che può rilanciare il cammino dei loro adolescenti per proseguire insieme.

 

Cinque giorni di condivisione, riflessione e svago

Il tempo trascorso a Colere è stato caratterizzato da momenti di condivisione, altri dedicati alla riflessione e altri ancora allo svago. Alla base di tutta l’esperienza, due pilastri fondamentali: informalità e condivisione. Gli adolescenti dell’oratorio di Monterosso, infatti, hanno avuto l’opportunità di vivere un tempo tutto loro e fatto su misura.

“Nell’ostello di Colere si sono creati dei tempi tutti nostri -spiega Francesca- scanditi dai bisogni di tutti, un ritmo di vita che potremmo definire dell’“aspettarsi”. Tempi di vita che hanno trovato facilmente un posto nella cornice delle montagne che schiarisce idee e pensieri donando spazi per riflettere”.

Cornice che hanno anche vissuto e “sfidato” raggiungendo il rifugio Albani. “Arrivare tutti insieme al rifugio è stata la nostra piccola, ma grande impresa. Dimostra come in questi cinque giorni abbiamo provato un tipo di vita comune legata all’idea che ogni passo, grande o piccolo che sia, vada fatto insieme. Possiamo dire di aver raggiunto la meta solo quando tutti sono arrivati.

È stata una metafora perfetta del camminare insieme. Contare sui piedi dell’altro che suggeriscono dove poggiare i nostri, ricordarci che qualcuno dietro di noi potrebbe aver bisogno di un ritmo da seguire o semplicemente sperimentare con l’altro la fatica, sono tutti gesti vissuti nel concreto che posso aiutare a far luce anche nella propria crescita”.

 

Un’occasione per riflettere sulla fiducia nell’altro

Dopo questa impresa, non sono mancati i momenti di riflessione profonda in cui gli adolescenti hanno potuto riflettere sulla fiducia nell’altro sperimentandola. Un’attività che ha restituito forti emozioni proprio perché ciascuno di loro si è giocato a pieno con conoscenza e riconoscenza: due elementi cardine del cammino dell’oratorio di Monterosso.

“Dietro alla buona riuscita dell’esperienza -conclude Francesca- c’è il lavoro di molti, di tutti. I nostri adolescenti si sono messi a servizio gli uni degli altri in modo genuino, avendo cura di lavorare per il bene di una vita comune. Non si sono mai risparmiati nell’accogliere. È così che sotto un cielo di stelle tanto vicine, forse perché noi ci siamo avvicinati a loro, ci siamo ricordati che insieme possiamo illuminare la vita l’uno dell’altro”.

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