I casoncelli solidali sono un’opera di bene
Tornano le iniziative solidali all'oratorio di Valbondione: un bene per l'armonia e le relazioni della comunità
300 grammi di farina, 3 uova intere, un pizzico di sale, 100 grammi di pasta di salame, 100 grammi di carne macinata, 80 grammi di grana, 8 grammi di amaretti, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, un altro uovo, noce moscata, aglio, pan grattato: sì, questa è proprio la ricetta dei casoncelli. A grandi linee: poi ciascuno aggiunge o toglie ingredienti in base ai segreti tramandati dalla nonna. È una base di partenza comune da cui ciascuno parte aggiungendoci del suo. La stessa dinamica è stata vissuta nei giorni scorsi all’oratorio di Valbondione, dove una ventina di volontari hanno rimesso in moto l’iniziativa dei “Casoncelli solidali”.
Dopo lo stop forzato causato dalla pandemia, l’oratorio di Valbondione ha ripristinato una tradizione non solo culinaria, ma anche di comunità. Da diverso tempo, infatti, i “Casoncelli Solidali” sono diventati una risposta alle esigenze sia pratiche che relazionali della comunità. Ogni anno si sceglie una realtà differente da sostenere attraverso uno sforzo comune perché “i casoncelli solidali non sono un evento sporadico, ma un’opera di bene” come sottolinea una delle volontarie. “In un piccolo paese di montagna come il nostro – racconta Angela Bertuletti, volontaria dell’oratorio di Valbondione – riavviare una tradizione come questa è stato molto importante. È un’azione semplice, ma rimane un gesto di comunità. Da un lato, con l’aumento delle spese dell’ultimo periodo, abbiamo scelto di sostenere il nostro oratorio. Dall’altro curiamo anche le relazioni. Tra lunedì e martedì siamo riusciti a radunare 20 volontari che hanno riscoperto una dimensione conviviale che mancava da un po’”.
Ciascuno a suo modo, con il suo carattere e abilità, si è messo in gioco nella relazione e nel preparare i 126 kg di casoncelli andati a ruba da lì a poco sia a Valbondione sia nei paesi limitrofi.
“Siamo riusciti ad aprire le porte anche alle persone più lontane. C’è anche chi ha riscoperto l’oratorio perché era da un po’ che non lo frequentava – prosegue Angela -. È stato un ritrovarsi a 360 gradi. Abbiamo ritrovato le relazioni e, con esse, l’armonia con cui si dovrebbe vivere un servizio in oratorio. In questi due giorni si è creato un clima famigliare che ci ha aiutato a sentirci a casa”.
Ciò che resta di un gesto semplice, spontaneo e condiviso è l’aver ritrovato le relazioni, la generosità e la gratitudine che scaturiscono da una tradizione di comunità. Il paese di Valbondione conta circa mille abitanti, ma i volontari dell’oratorio non si sono fermati di fronte ai numeri. “Abbiamo scelto di metterci in gioco non solo per ritrovarci, ma anche per fare un primo passo -conclude Angela-. Speriamo che questo piccolo gesto, nella sua semplicità, accenda la miccia per innescarne tanti altri. Il mondo ha bisogno di persone disposte a donarsi là dove sono, dove vivono”.
Un piatto di casoncelli non sarà la rivoluzione, ma è un’opera di bene in grado di muovere una comunità. Nella speranza che questo sia un primo grande passo.