“Smemorat”: l’oratorio raccontato dai giovani
All'oratorio di Nese, i giovani portano sul palco l'oratorio e per raccontarlo partono da loro stessi.
Siete alle prove del musical in oratorio, state preparando uno spettacolo da mettere in scena a fine anno con il vostro gruppo giovani e una delle attrici cade picchiando la testa: ha perso completamente la memoria. È questo l’escamotage con cui i giovani dell’oratorio di Nese hanno scelto di raccontare l’oratorio a teatro. Nessun ferito, solo un’idea per raccontare – a detta loro – “un luogo che più di un luogo, una piazza che più di una piazza, una casa che è più di una casa”.
Attraverso un’opera metateatrale, i giovani di Nese hanno portato sul palco loro stessi e il loro oratorio. È proprio partendo dalle caratteristiche degli attori coinvolti e dal confronto reciproco che Mauro Lecchi, il regista, ha scritto il copione di “Smemorat – L’oratorio dimenticato”. Il musical è strettamente legato allo spettacolo dell’anno precedente “Oracol” che, nonostante non sia il prequel di “Smemorat”, ha gettato le fondamenta di un nuovo gruppo giovani. “Dopo il musical dell’anno scorso e visti i risultati, ci siamo detti ‘Perché non riproporre un altro spettacolo?’ -racconta Mauro, regista dell’oratorio di Nese-. Ho iniziato a scrivere un canovaccio ispirandomi ai giovani che si erano resi disponibili. Tra di loro c’erano dei veterani e delle nuove leve, ma tutti con il desiderio di incontrarsi e vivere questa nuova avventura”.
Una volta steso il canovaccio, è iniziato il confronto tra il gruppo giovani, il regista e don Michele Bucherato (al tempo il curato dell’oratorio di Nese). Insieme hanno steso il copione definitivo con l’obiettivo di raccontare l’oratorio anche mettendo in scena un po’ di loro stessi. “Nell’immaginare un racconto dell’oratorio, abbiamo scelto di partire da chi lo vive e lo anima -sottolinea Mauro-. È ciascuno di noi, con le proprie caratteristiche e i propri talenti, a ‘fare oratorio’. All’interno dello spettacolo, per spiegare l’oratorio, ci siamo avvalsi dei racconti della vita comune e delle esperienze condivise. Delle volte capita di dare per assodato ciò che scontato non è. Di fronte alla domanda ‘Cos’è l’oratorio?’ tutti ci siamo ritrovati un po’ spiazzati perché l’oratorio può essere tante cose, ma è sempre molto di più”.
Spiegare l’oratorio da una tabula rasa non è affatto un compito semplice, ma i giovani dell’oratorio di Nese sono riusciti in questa piccola impresa, soprattutto perché, al palco, hanno affidato anche le fatiche. Tra gli attori, infatti, c’è anche chi esordisce “Lo sai che quest’anno faccio fatica ad esserci perché lavoro” o anche una giovane studentessa che, in collegamento da Firenze, prova a dare il proprio apporto aiutando il gruppo con qualche consiglio per curare l’amica dopo la caduta. Sono scene reali e quotidiane perché l’oratorio non è fermo e immutabile nel tempo: cambia, cresce con chi lo abita e vive la nostalgia di chi lo saluta, ma lo porterà sempre nel cuore.
Sul palco dell’oratorio di Nese è andata in scena la realtà di tutti gli oratori e le particolarità che rendono casa “un luogo che, però, è anche più”. È un racconto che ha messo in luce ciò che rappresenta l’oratorio per i giovani, ma tutta la comunità si è riletta tra le battute degli attori. “La comunità -conclude Mauro- ha visto in questi giovani un gruppo in grado di trainare l’oratorio tra gioie e fatiche. Qualcuno si è rivisto, altri hanno riletto la loro esperienza in oratorio e altri ancora erano contenti nel vedere come questa casa prenda vita di generazione in generazione”. Un dono ricevuto in eredita che continua a prendersi cura dei più giovani.
E così, atto dopo atto, l’oratorio dimenticato si è fatto strada sul palco attraverso i suoi giovani con tanta sincerità e il desiderio di gridare a tutti che “l’oratorio è l’oratorio, ma è anche molto di più”.