La sfida dell’essere educatore ci arricchisce

Gli educatori dell'oratorio di Pradalunga si prendono del tempo per formarsi e guardare oltre il proprio gruppo coinvolgendo la comunità

La relazione con gli adolescenti dalla parte dell’educatore può risultare sfidante. Prendersi cura di loro nell’oggi è una sfida, ma questa parola non racchiude solo timori e incertezze perché lungo il cammino è possibile cogliere anche tanta ricchezza e altrettanta bellezza. Per andare a scovarla, però, occorre essere allenati a questo tipo di ricerca: così gli educatori dell’oratorio di Pradalunga hanno scelto di dedicare due giorni -e non solo- alla loro formazione.
 
Questo momento formativo nasce “da lontano”. Il loro camminare insieme degli scorsi anni, li ha portati a maturare un desiderio sincero per la cura degli adolescenti andando ad accrescere la consapevolezza rispetto al ruolo a cui sono chiamati. “Insieme abbiamo scelto di dedicare due giorni al nostro gruppo -racconta Sara Rondi, educatrice dell’oratorio di Pradalunga-. Ne sentivamo il bisogno per donare qualcosa di sostanzioso ai nostri adolescenti ed essere pronti di fronte alle sfide che incontreremo lungo il cammino”.
I due giorni trascorsi alla Baita G.E.M.B.A. di Adrara San Martino sono stati un’occasione preziosa di confronto. Grazie all’aiuto di don Manuel Belli, gli educatori hanno potuto approfondire la figura dell’educatore cogliendo alcuni suggerimenti per conoscere gli adolescenti da vicino. “Don Manuel ci ha aiutato a comprendere che per immergerci nella relazione con gli adolescenti, occorre che alcune cose accadano da sé -prosegue Sara-.  Non c’è il bisogno di trovare necessariamente un tema o un messaggio da lasciargli. Già il nostro modo di essere è un messaggio importante ed è un aspetto fondamentale di cui prendersi cura”.
 
Il fine settimana dedicato agli educatori dell’oratorio di Pradalunga, però, non è un evento sporadico da vivere solo per quel momento. Il loro desiderio di formarsi nasce e fa parte di un cammino condiviso che ha saputo allargare lo sguardo alla propria comunità e oltre. Nell’ultimo mese, infatti, gli educatori hanno scelto di incontrare i genitori degli adolescenti e qualcuno di loro ha vissuto il “Mezzoldino”, il classico appuntamento di rilettura dopo il corso residenziale diocesano.
 
“La ricchezza di Mezzoldo sta nel confrontarsi con giovani di altri oratori scoprendo che anche loro vivono le stesse fatiche, ma portano con sé lo stesso desiderio di andare avanti -racconta Marco, educatore dell’oratorio di Pradalunga che ha partecipato al corso residenziale-. Tutti ci teniamo allo stesso modo, ma tutti lo dimostriamo in modo diverso. A Mezzoldo sei come una spugna e sei chiamato ad assorbire tutto ciò che puoi per poi rigiocarlo nel tuo oratorio. La condivisione con gli altri ti fa comprendere come anche nei momenti difficili o quando ci sono poche persone si possa continuare a fare ed essere oratorio”.
 
L’essere oratorio passa dagli adolescenti e dai giovani, ma anche da tutta la comunità di Pradalunga che è stata coinvolta con un incontro rivolto ai genitori degli adolescenti. “Per stabilire i prossimi passi abbiamo chiesto una mano ai genitori -conclude Sara-. Grazie a loro abbiamo potuto comprendere le esigenze dei loro figli e come loro desiderino vivere l’oratorio. I prossimi passi che ci aspettano sono rappresentati da testimonianze di vita di oratorio e attività più concrete che facciano toccare con mano i ragazzi cosa significhi spendersi per gli altri”. In oratorio, in gruppo o anche altrove perché già il proprio essere è un messaggio con qualcosa di “sostanzioso” da donare.
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