L'oratorio è la casa delle nostre storie, è “cosa” di comunità

L'oratorio di Redona compie 90 anni e festeggia coinvolgendo tutta la comunità: "Chi lo abita ha a cuore la missione dell'oratorio".

1934-2024: un traguardo come quello dei novant’anni è da festeggiare, rileggere, rielaborare, documentare, raccontare, ricordare e – soprattutto – vivere. In occasione del suo novantesimo compleanno, l’oratorio di Redona non si è limitato all’organizzazione di una semplice festa, ma ha scelto di ripercorrere i prossimi passi attraverso diversi canali. Una modalità che ha visto come protagonista la comunità che ha vissuto e vive tutt’ora l’oratorio.

 

Da sabato scorso in oratorio a Redona si respira un clima di festa. Tutto è iniziato con una fiaccolata cominciata in quattro punti differenti del quartiere per poi ritrovarsi in oratorio per la benedizione dell’ingresso ristrutturato e la statua in ricordo di tre giovani morti a causa di ordigno bellico.

 

“Alla fine della Seconda Guerra Mondiale – racconta don Gabriele Mazzoleni, curato dell’oratorio di Redona – l’esercito nazista ha lasciato dietro sé tanta devastazione. Prima di lasciare il quartiere, i soldati hanno disseminato diverse mine nella zona e una di queste è stata lasciata nel campetto dell’oratorio causando la morte di tre ragazzi. Abbiamo scelto di ricordare anche questo momento di forte dolore nella celebrazione dell’anniversario per sottolineare come in oratorio si tessano delle storie. L’oratorio vive perché è abitato dalle vite stesse di chi sceglie di dedicarci del tempo e, nell’arco della propria storia, si possono incontrare sia momenti felici che delle fatiche. Tutte le storie che sono passate di qui, però, rendono significativo il nostro stare insieme”.

 

Come da programma, i festeggiamenti del novantesimo compleanno dell’oratorio di Redona sono proseguiti nell’arco della settimana dando spazio alla preghiera e alla riflessione. Con un momento chiamato “C’è pane per tutti”, ciascuno ha potuto dedicare una preghiera all’oratorio preparando il cuore agli ultimi appuntamenti del prossimo weekend. A concludere la festa per questa ricorrenza sarà una giornata scandita dalla celebrazione della messa, la condivisione di un pranzo con degli invitati speciali e dei momenti di animazione e narrazione.

Al pranzo domenicale è invitata tutta la comunità, ma in particolar modo tutti coloro che hanno compiuto almeno novant’anni oppure che sono nati nel 2023. “L’idea degli invitati speciali -spiega don Gabriele- desidera sottolineare l’intergenerazionalità dell’oratorio. Da un lato, c’è chi ha visto la posa della prima pietra dell’oratorio e tutti i suoi cambiamenti e, dall’altro, c’è chi si affaccia alla vita, i futuri protagonisti di questa casa”. A seguire, oltre all’animazione, è previsto un pomeriggio interamente dedicato al racconto della storia dell’oratorio prima con uno spettacolo ideato e messo in scena dagli adolescenti intitolato “C’è posto anche per me”, poi attraverso un documentario realizzato con il supporto di Officina della Comunicazione e, infine, con la consegna di un libro.

 

“I diversi modi tramite cui racconteremo l’oratorio di Redona metterà in risalto non solo la sua storia, ma anche la sua valenza -conclude don Gabriele-. Negli anni ci sono stati degli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita di questa casa come, ad esempio, la stesura del progetto educativo. Nato dal desiderio di alcuni volontari, è diventato realtà grazie a molti confronti. Oggi siamo chiamati a scattare una fotografia e a interrogarci sulla strada fatta finora”.

 

“Ciò che è certo è che l’oratorio è “cosa” della comunità. Dai vari racconti emerge tutto l’affetto che le diverse generazioni provano nei confronti di questo luogo. Chi sceglie di spendersi porta nel cuore la missione dell’oratorio e la realizza sul campo crescendo i ragazzi come buoni cristiani e onesti cittadini. Educare in oratorio significa crescere gli uomini e le donne di domani seguendo l’esempio Gesù”. Un esempio a cui guardare e attraverso cui continuare a tessere le storie chi sceglie di spendersi per questa esperienza.

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