Il Cre è un’occasione per rendere l’oratorio più inclusivo

La formazione animatori del Cre di Rovetta include una tappa sulla disabilità: "Desideriamo rendere l'oratorio ancora più accogliente".

Diventare animatori non è una cosa che accade dall’oggi al domani: è un’esperienza in cui gli adolescenti giocano tutto il loro essere e comporta anche una crescita personale in un tempo prezioso e disteso come quello dell’estate. Nell’accompagnare i propri animatori verso il Cre, i coordinatori dell’oratorio di Rovetta sono partiti da questa consapevolezza. Insieme hanno pensato, organizzato e preparato un percorso formativo che potesse tener conto delle sensibilità degli adolescenti come delle esigenze della comunità.

 

A partire da maggio, gli animatori dell’oratorio di Rovetta sono stati coinvolti attraverso quattro incontri prettamente formativi. Il primo, seguito dagli animatori UPEE, ha messo a tema l’informalità e il loro giocarsi all’interno di essa. Il secondo e il terzo, invece, hanno tenuto conto di sguardi particolari: la disabilità e la tutela minori. Ultimo, ma non meno importante è stato l’appuntamento di raccordo e rilettura che ha dato inizio al cammino più operativo, anche se la chiusura di questo primo percorso sarà segnato dalla firma del mandato e la consegna della divisa dell’animatore durante la messa domenicale.

 

La formazione aveva l’obiettivo di ampliare lo sguardo degli adolescenti e renderli più consapevoli dell’esperienza che andranno a vivere lungo l’estate. L’intervento di diverse voci ha dato la possibilità di scendere nella profondità di alcune questioni, come quella della disabilità. “Abbiamo scelta di affrontare il tema della disabilità per un’esigenza espressa dai coordinatori -racconta Federico Pezzoli, coordinatore dell’oratorio di Rovetta-. Dato che da quest’anno ci sarà un referente per l’inclusione per rendere l’oratorio un luogo sempre più accogliente, il desiderio era quello di migliorarci e allenare la nostra sensibilità come quella degli animatori nell’approccio alla disabilità”.

 

“L’incontro con gli animatori dell’oratorio di Rovetta è partito con una provocazione – spiega Cristina Borlotti, direttrice dell’Ufficio per la Pastorale delle persone con disabilità-. Abbiamo chiesto loro a cosa associassero la parola “disabilità”. Spesso questa viene ricondotta a una mancanza, ma il nostro obiettivo è quello di andare oltre la disabilità dell’altro. Occorre porsi di fronte al prossimo come persona in qualunque caso. Il rischio che si corre è quello di guardare all’altro solo nella prospettiva della disabilità, quando in realtà è in grado di dare il suo apporto al gruppo. Naturalmente per far in modo che ciò accada, occorre conoscere la situazione e la tipologia di disabilità della persona per creare un ambiente idoneo e facilitare la sua accoglienza in oratorio. È dalla conoscenza che è possibile costruire l’incontro”.

 

Guardare all’altro nella sua interezza come persona è il primo passo per l’incontro e anche per trovare risposta a quella domanda posta sul manuale del Cre-Grest “Con chi cammino?”. È una conoscenza che include dei passi, un’esperienza condivisa, un Cre da vivere come sottolinea Federico. “Siamo consapevoli che non esista una formazione che ti insegni a fare l’animatore perché molte cose le impari sul campo. Qui c’è in gioco tutto il tuo essere. Speriamo che la formazione abbia dato qualche strumento in più agli animatori per affrontare il Cre. Questi primi passi insieme sono stati importanti per costruire il gruppo: ora ci aspettano altri passi per crescere insieme nella condivisione”.

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