In oratorio tutti trovano il loro posto

All'oratorio di Torre Boldone, la settimana di San Giovanni Bosco diventa una riscoperta di questo luogo come casa, scuola, cortile e chiesa.

Se dovessimo descrivere l’oratorio a chi non ci ha mai messo piede, sarebbe un’impresa non di poco conto. Tra informalità, attività, animazione, catechesi, vita comune, Cre, preghiera e molto altro non sapremmo da che parte iniziare anche perché ognuno lo vive a modo suo. Un po’ come hanno voluto sottolineare il don e gli educatori dell’oratorio di Torre Boldone: “Ciascuno vive l’oratorio a modo suo, ma tutti qui trovano il loro posto”.

 

La festa di San Giovanni Bosco a Torre Boldone

In occasione della festa di San Giovanni Bosco, le diverse iniziative organizzate dall’oratorio di Torre Boldone avevano un obiettivo comune: fare respirare a pieno l’oratorio a tutti coloro che lo abitano. Il fitto programma di festeggiamenti e occasioni d’incontro ha preso il via domenica scorsa con la messa celebrata in oratorio. Da lì, la settimana si è diramata tra cene condivisione, momenti di confronto, merende, animazione, spettacoli teatrali, preghiere e sorprese ancora da scoprire.

“L’obiettivo di questa settimana dedicata a San Giovanni Bosco -spiega Federica Baldini, educatrice dell’oratorio di Torre Boldone- era quella di far vivere l’oratorio in tanti modi diversi. Ci sono bambini che vedono l’oratorio semplicemente come un luogo in cui fare catechismo, adolescenti che lo frequentano solo per gli incontri a loro dedicati, ma questa esperienza può essere molto di più”. Ampliare lo sguardo, dunque, è la sfida in corso all’oratorio di Torre Boldone. Ciascun gruppo ha vissuto attività diverse dalla propria “ruotine” approcciandosi a modi altri di stare in oratorio entrando in contatto con il suo valore nell’attuale.

 

Oratorio come casa, cortile, scuola e chiesa

Le proposte avevo delle declinazioni diverse in base all’età dei destinatari e al “pilastro” appartenente ai quattro indicati da San Giovanni Bosco. “L’oratorio è ancora oggi casa, scuola, cortile e chiesa -prosegue Federica-. Attraverso le attività abbiamo cercato di avvicinare ciascuno gruppo a ogni pilastro, soprattutto a quello che sentivano come più lontano”. Così facendo i più piccoli hanno scoperto il valore del gioco in oratorio sperimentando la dimensione del cortile. Ad attenderli ogni giorno c’era la merenda che, in un pomeriggio, è stata seguita da uno spettacolo teatrale. Gli adolescenti hanno condiviso una cena e un momento d’animazione in cui è stato messo al centro il pilastro della casa grazie alla convivialità sperimentata. Mentre per gli adulti è stata proposta la messa nella chiesina dell’oratorio come ringraziamento e rilettura del proprio servizio in oratorio.

 

I giovani di Torre Boldone riscoprono l’oratorio come scuola

Anche i giovani hanno avuto un loro momento inserito in un cammino partito a ottobre. Rientrati dalla GMG, i giovani dell’oratorio di Torre Boldone hanno manifestato il loro desiderio di continuare a incontrarsi e confrontarsi riscoprendo l’oratorio come scuola. Nella settimana dedicata a San Giovanni Bosco, questo gruppo ha incontrato Abdel, un giovane egiziano arrivato in Italia su un barcone all’età di 13 anni. Accolto nella comunità del Patronato San Vincenzo a Sorisole, Abdel è cresciuto facendo diverse esperienze e trovando la propria strada. Oggi ha 25 anni, fa il parrucchiere e ha aperto il suo negozio a Torre Boldone. “Ci ha raccontato tutta la sua storia e di quanto sia orgoglioso del suo negozio che accoglie tutti, soprattutto agli amici incontrati nella comunità”.

 

La storia di Abdel non colpisce esclusivamente per la tenacia e l’impegno, ma anche per una similitudine alle storie dei ragazzi incontrati da tutti i pionieri dell’oratorio. Da quando esiste, l’oratorio non ha mai avuto condizioni di partenze favorevoli: è sempre partito dagli ultimi, da coloro che rischiavano di essere dimenticati e da chi era stato abbandonato.  É sempre stato capace di arrivare ai margini della società per prendersi cura di tutti coloro di cui non si era mai preso cura nessuno. “E tutti in oratorio -conclude Federica- possono trovare il loro posto”.

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