Una festa per parlare di speranza ai ragazzi

"No Santi No Party": una festa per parlare di speranza e santità ai preadolescenti dell'oratorio di Ghisalba

"No Santi, no Party” è il titolo di una festa, ma è molto più di uno slogan. È la risposta a un bisogno profondo attraverso una modalità leggera, ma non per questo superficiale. Nello scorso weekend, nella ricorrenza di Ognissanti, l’oratorio di Ghisalba ha pensato e dato vita a un incontro per i propri preadolescenti mettendo a tema la morte, la santità e la luce. Una serata scandita da animazione e preghiera per mettere al centro la speranza come atteggiamento cristiano di fronte alla morte. Così, in dresscode total white, i ragazzi delle medie si sono ritrovati in oratorio per l’apericena a cui è seguita una serie di sfide a tema luce.

 

Total white per mettere l’accento sulla santità

A curare la serata sono stati gli adolescenti di quarta superiore che, per tutto l’anno, si sono presi l’impegno di seguire e accompagnare in particolar modo i preadolescenti di terza media.

“Gli animatori hanno organizzato questa serata per mettere in risalto il valore della santità -spiega don Simone Pecis, curato dell’oratorio di Ghisalba-. Abbiamo pensato a un tramite leggero, come quello della festa, per far passare messaggi profondi attraverso alcuni gesti pensati ad hoc: è un modo per parlare il linguaggio dei ragazzi e, allo stesso tempo, farli riflettere e confrontare attorno a temi sfidanti”.

 

Ad anticipare la serata, infatti, è stata la visita al cimitero con la consegna di alcune preghiere poste sulle tombe di chi non c’è più. Stesso punto in cui, dopo il momento di animazione, si è conclusa la preghiera di gruppo con l’accensione di piccole scintille d’artificio. Un gioco di luci che ha sconfitto il buio della notte e che ha rappresentato molto per i preadolescenti e gli adolescenti dell’oratorio di Ghisalba. Di recente, la comunità ha perso due giovani e l’oratorio si è messo in cammino per accompagnare questo dolore.

 

Lo sguardo cristiano sulla morte non è macabro

“Questa è una tematica a cui i ragazzi sono molto sensibili e avvertiamo il bisogno di stargli accanto. Lo sguardo cristiano rispetto alla morte non è macabro -prosegue don Simone-. Noi cristiani siamo chiamati a guardare alla morte con la speranza della resurrezione. La preghiera è un modo per ricordarli e per aiutare chi cammina a veder brillare questa luce”. Oltre al divertimento della serata trascorsa tra pizza, informalità, dress code total white e giochi, i preadolescenti dell’oratorio di Ghisalba si porta a casa uno sguardo nuovo anche sui momenti più delicati della vita. È uno sguardo che permette di contrastare una percezione macabra della morte e di vincere il buio: è una postura che permettere di guardare alla morte con speranza illuminandola grazie a una luce nuova.

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