Al camposcuola ado per cercare la felicità
L'oratorio di Martinengo porta gli adolescenti ad Assisi per aiutarli a scendere in profondità e a sostare sulla domanda "Per chi sono?"
A spasso per Assisi, Gubbio e Foligno per cercare la felicità: non volatile o istantanea, ma una felicità per cui è necessario scavare in profondità, sporcarsi le mani e mettersi in gioco con tutto di sé. Gli adolescenti dell’oratorio di Martinengo hanno fatto parecchi passi insieme gironzolando tra questi tre luoghi e consumando un po’ le suole si sono lasciati provocare e interrogare da ciò che hanno incontrato.
“È stata un’esperienza semplice, ma ciò che hanno vissuto gli adolescenti non è una cosa da tutti i giorni. Portarli ad Assisi forse è stata una scelta un po’ azzardata, eppure è stata una decisione che ha portato i suoi frutti” dice don Omar Moriggi, curato dell’oratorio di Martinengo, ripensando ai giorni del camposcuola.
Partiti di prima mattina, il 2 gennaio gli adolescenti si messi in viaggio verso Assisi, la loro prima tappa da visitare per cercare la felicità. “Abbiamo scelto questo tema come una provocazione -spiega don Omar-. Chiedersi “Sono felice?” è il punto di partenza di una riflessione che ti invita a scendere in profondità”.
“Siamo partiti da una provocazione: cercare la felicità”
E lungo questo cammino gli adolescenti dell’oratorio di Martinengo hanno incontrato delle guide preziose a cui volgere lo sguardo: il beato Carlo Acutis e San Francesco. Assisi è il luogo perfetto per conoscere da vicino queste due figure distanti tra loro nel tempo, ma vicine per lo stile di semplicità e servizio che hanno sperimentato.
“Sono santi attuali -prosegue don Omar-. Nonostante San Francesco sia un uomo del Duecento è un santo che ha uno stile che non invecchia mai perché ci ricorda sempre di tornare all’essenziale. Il beato Carlo Acutis, invece, è una figura che gli adolescenti sento molto vicina e concreta. Era un ragazzo come loro, avrebbe potuto essere il loro fratello maggiore, e già da giovanissimo si è speso per gli altri e per Dio”.
“Occasione importante che lascia il segno”
“L’esperienza del camposcuola – conclude don Omar Moriggi- lascia sempre un segno importante nei ragazzi. Queste sono delle occasioni importanti perché possono sperimentare la bellezza della condivisione, dello stare insieme e delle relazioni. Avere degli amici con cui non si ha paura di scendere in profondità e di esprimersi senza maschere è un dono.
È qui che nascono le grandi domande che li smuovono, che li spiazzano e li aiutano a crescere. In mondo in cui sembra vincere la superficialità, il camposcuola è una provocazione che spinge ciascuno di loro a chiedersi “Per chi sono?” e a cercare di comprendere la propria vocazione”.